Soffitto posto al primo piano di palazzo de Nordis Fontana in corso Mazzini. In parte del soffitto le tavolette - forse perché troppo danneggiate - sono state sostituite, quasi sicuramente in epoca moderna, con pettenelle dipinte con la stessa decorazione presente in alcuni degli esemplari originali e costituita da una serie di cinque archi trilobi sostenuti da colonne. L’orditura di entrambi i soffitti, posti a un’altezza di 323 cm, comprende travi di 13x16,5 cm a distanza di 36 cm, con rompitratta di 20x31 cm sorrette da mensoloni sagomati e intagliati. Le tavolette, in legno di abete, misurano mediamente 36x18,5 cm con uno spessore di circa 2,3 cm, sono dipinte a tempera direttamente sul supporto privo di preparazione e impermeabilizzato solo tramite la stesura di una mano di colla. Le cantinelle presentano una decorazione fitomorfa a foglie di quercia raccordate da un fiore a cinque petali; le cornici sono costituite da un motivo a scaglioni bianco-rossi su fondo nero nella parte superiore e da motivi quadrilobati neri su fondo bianco in quella inferiore.
La committenza è da attribuire ai nobili de Nordis: l’edificio fu infatti residenza della linea secondogenita della famiglia e a quest’ultima fa riferimento uno dei due stemmi presenti nel soffitto al primo piano mentre il secondo - troncato, al primo di rosso al secondo d’argento incappato di rosso - è da attribuire alla famiglia Formentini. Nelle pettenelle lo spazio è circoscritto da un arco trilobo (quello centrale inflesso) - simile al tipo utilizzato nelle tavolette cividalesi di palazzo de Nordis (ora museo; soffitto A) e Formentini di Cusano e in quelle di palazzo Manin a Udine - realizzato tramite l’uso di una ‘mascherina’. All’interno dell’arco è posta una singola figura - quasi sempre un uomo o una donna, in pochi casi un animale - sempre diversa e disegnata a mano libera, mentre lo spazio esterno è occupato da elementi vegetali su fondo rosso: una soluzione che si può riscontrare anche in pettenelle provenienti da altri ambiti - fra cui Crema, Brescia e Salò - e nelle quali compaiono iconografie del tutto simili. A differenza di quanto accade nel caso delle pettenelle di palazzo de Claricini Dornpacher o del primo soffitto de Nordis, entrambi a Cividale, l’utilizzo di elementi architettonici qui non ha solo lo scopo di circoscrivere lo spazio dipinto, ma quello di offrire una quinta scenica, dalla quale i personaggi sembrano a volte affacciarsi e in altre toccare l’arco con una mano. Figure sempre diverse emergono da un fondo scuro (solo in un caso è azzurro) e sono caratterizzate, per la maggior parte, da una monocromia giocata su toni bruni. I tratti dei volti, le pieghe delle vesti e tutti gli altri particolari sono affidati - come di consueto nella produzione di tavolette da soffitto - a decise linee nere di contorno, mentre la tridimensionalità è resa efficacemente grazie a ombreggiature ottenute con rapidi tocchi di pennello. Nella decorazione del soffitto si ripetono figure femminili e maschili, appartenenti a ceti diversi come indicano i differenti abiti indossati e le attività nelle quali sono occupate, che illustrano uno spaccato della realtà dell’epoca: contadini che trasportano in cesti i loro prodotti, nobildonne, cavalieri con le loro armi e intellettuali con libri. Il soffitto fu in parte ridipinto, pure se non è stato possibile stabilire in quale momento. In alcune pettenelle - contigue tra loro e limitate a una specifica porzione del soffitto - è evidente la sovrapposizione di un motivo decorativo che si ripete sempre uguale, realizzato attraverso l’uso di mascherine e quindi senza la necessità di smontare le tavolette dalla loro sede, costituito da una semplice serie di cinque archi, ancora una volta trilobi, sostenuti da colonne con capitelli descritti sommariamente. Una scelta che potrebbe essere stata dettata da un cambiamento nel gusto - come nel caso del primo soffitto di palazzo Boiani - o da un passaggio di proprietà dell’edificio - come potrebbe far pensare l’occultamento dello stemma de Nordis - oppure, ipotesi più probabile, dal cambiamento della destinazione d’uso dell’ambiente nel quale questa porzione di soffitto si trovava. Tra le pettenelle occultate si possono riconoscere, grazie alla parziale caduta della ridipintura, alcune figure femminili allegoriche che rappresentano le virtù (Prudenza, la Fortezza, la Giustizia, la Temperanza e la Fede). Lo stato di conservazione è in genere buono, anche se la cromia delle tavolette risulta essere, nella maggior parte dei casi, alterata da uno strato, più o meno spesso, di polvere e fuliggine. Sebbene la presenza di alcuni elementi - la tipologia degli archi soprattutto - possa indurre a considerare la decorazione del soffitto come primoquattrocentesca, dall’esame degli abiti raffigurati emerge come la maggior parte di essi fu in voga dalla seconda metà del XV secolo e a quest’epoca deve essere quindi riferita la realizzazione delle pettenelle.
Fratta de Tomas F., Soffitti lignei in Friuli fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2019
Martin E., XVII. Dalla gonnella alla giornea: i costumi nelle pettenelle di Cividale tra Gotico e Rinascimento, in Tabulae Pictae. Pettenelle e cantinelle a Cividale fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2013
Fratta de Tomas F., XV. Soffitti lignei dipinti a Cividale del Friuli, in Tabulae Pictae. Pettenelle e cantinelle a Cividale fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2013
Bonessa E., XVI. "Di rosso alla fascia d'argento". L'araldica cividalese quale fonte documentaria, in Tabulae Pictae. Pettenelle e cantinelle a Cividale fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2013