Il soffitto della “Stanza del primo fuoco” nella Casa secolare delle Zitelle di Udine è costituito da 32 pettenelle, in 2 delle quali è dipinto lo stemma Colloredo su uno scudo – rappresentato appeso al lato superiore della cornice – sagomato e con due nastri neri svolazzanti, posti ai lati, tipici della decorazione araldica del periodo rinascimentale. Nelle altre tavolette il soggetto della dipintura è tratto dal repertorio di grottesche, vasi ornamentali e stampe coeve.
Le due pettenelle con lo stemma Colloredo sono poste una di fronte all’altra ma non in posizione centrale, come invece ci si aspetterebbe. Si tratta di una anomalia che trova spiegazione nell’ipotesi che in origine questa stanza dovesse costituire un unico grande ambiente con quella adiacente dove, infatti, sono presenti le tipiche scanalature intagliate che consentivano l’inserimento delle pettenelle, oggi non più presenti. La costituzione della Casa delle Zitelle avvenne alla fine del Cinquecento a opera di Anna Mels e Flavia Frangipane che a questo scopo acquistarono, tra le altre, le abitazioni di Paolo di Fantussio Strassoldo “di sotto” (linea principale) e di Bernardino di Giovanni Strassoldo (linea Chiarmazzis). Quest’ultimo, in particolare, aveva sposato Cinzia di Giovanni di Colloredo ed è quindi plausibile ipotizzare che nelle pettenelle mancanti fosse dipinto lo stemma del marito. In questo modo si spiegherebbe anche la presenza della stessa bottega chiamata da esponenti della medesima famiglia, gli Strassoldo, a decorare sia il soffitto della casa udinese sia quelli del castello. L’intera decorazione del soffitto è affidata all’uso di mascherine e caratterizzata dall’alternanza del colore di fondo, rosso o azzurro. 12 tavolette sono decorate con motivi tratti dal repertorio delle grottesche – un mascherone e una sirena vegetali – e vasi ornamentali, mentre le restanti sono dipinte con soggetti tratti da stampe e incisioni coeve. Tra queste l’allegoria della Fortuna, nuda e con i capelli al vento, che avanza con un delfino ai piedi tenendo con il braccio sinistro alzato un’asta alla quale è fissata una vela e, con la mano destra, l’estremo opposto della vela stessa. Un’iconografia che compare in incisioni fiorentine datate tra il 1460 e il 1480, in una di Nicoletto da Modena e che si diffonde, con molte varianti, anche come marca tipografica, come quelle usate da Giacomo Ruffinelli. Il soffitto va assegnato alla stessa bottega responsabile dell’esecuzione delle tavolette di palazzo de Portis a Cividale del Friuli, di casa Cavazzini a Udine e del Castello di sotto a Strassoldo (Ud). Alcuni soggetti, infatti, sono tratti dalla stessa fonte e realizzati con la medesima mascherina. Tra questi, una scena è tratta da un’incisione di Giovanni Antonio da Brescia. Quest’ultima, in particolare, non solo è replicata più volte – su sfondo azzurro o rosso –, ma è realizzata specularmente testimoniando ancora una volta l’utilizzo di mascherine nella realizzazione, almeno per quanto riguarda alcune parti decorative e ornamentali, dei soffitti lignei dipinti.
Fratta de Tomas F., Soffitti lignei in Friuli fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2019