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in basso a sinistra: Morandi
Ispirata da una nevicata marzolina, nell'opera il pittore non fa tuttavia alcun cenno all'approssimarsi della primavera, dipinge invece una neve livida che risalta contro il grigio del cielo e del suolo; l'effetto suggerito è quello di una desolante solitudine, ulteriormente accentuata dalla totale assenza della figura umana e di edifici che ad essa rimandino.
L'opera riveste un pregio particolare nella produzione di Morandi, in quanto è uno dei rarissimi paesaggi dipinti dall'artista nel 1944 (dal catalogo generale curato da Lamberto Vitali nel risultano solo tre, incluso il presente). Dal mese di giugno dell'anno precedente, infatti, egli soggiornava con la famiglia a Grizzana, borgo collinare tra Bologna e Firenze dove aveva affittato la Casa Veggetti con l'intento di trascorrervi solo la stagione estiva. La situazione bellica lo costrinse però a fermarsi fino ai primi di settembre del ‘44, quando finalmente poté rientrare a Bologna. In questi quattordici mesi, grazie al contatto con la natura, maturò una consapevole rassegnazione agli eventi e, come ha rilevato Francesco Arcangeli, accettò quella condizione di estrema solitudine come "mortalmente serena". La sua attività pittorica, però, fu molto ridotta: come scrisse l'artista in una lettera allo stesso Arcangeli, per poter dipingere all'aperto era necessario disporre di un permesso del Comando Regionale dell'Esercito Italiano. Scaduta questa autorizzazione e aumentato il pericolo di bombardamenti, a partire dal settembre del ‘43 egli dovette limitarsi a riprendere il paesaggio dalle finestre delle due stanze all'ultimo piano di Casa Veggetti. Da questo punto di vista sopraelevato dipinse presumibilmente anche l'opera del Revoltella, eseguita dopo un lungo periodo di inattività e ispirata dal paesaggio imbiancato dalla nevicata del marzo 1944.
Bressan N., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004