Cap de la Chèvre in Bretagne, dipinto, Crali Tullio, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
non figurativo
Autore
Crali Tullio (1910/ 2000)
Cronologia
1957
Misure
cm - altezza 73, larghezza 60
Codice scheda
OA_131790
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Revoltella
Civico museo Revoltella
Iscrizioni

Composizione astratta.

Nel marzo del 1960 Crali tenne una mostra personale al Palazzo Costanzi di Trieste, dove espose ventiquattro dipinti - cinque dei quali eseguiti tra il 1926 e il '31 e gli altri diciannove nel periodo 1953-60 - accanto a diverse opere grafiche. In questa sede, fra le aeropitture, figurava anche il dipinto in esame che qualche mese più tardi, in seguito alle trattative di acquisto affidate dal Curatorio allo scultore Mascherini, fu consegnato dall'autore al Museo Revoltella (come documenta una sua lettera manoscritta del 14 agosto 1960, indirizzata al direttore e conservata nell'archivio amministrativo del Museo). Veniva così ad essere finalmente rappresentato nella collezione del museo un artista della regione ormai conosciuto a livello nazionale da quasi trent'anni. A partire dal 1934, infatti, aveva esposto alla Biennale di Venezia (che nel 1940 gli aveva dedicato una sala personale), alla Quadriennale di Roma e aveva tenuto diverse mostre personali in Italia e all'estero. All'epoca, Tullio Crali, pittore di origine dalmata vissuto per molti anni a Gorizia, era da poco rientrato in Italia dopo un decennale soggiorno in Francia e si era stabilito a Milano. Tra i massimi esponenti dell'aeropittura futurista italiana, alla quale si era avvicinato tramite l'amicizia con Sofronio Pocarini, fondatore del Movimento Futurista Giuliano, e i contatti con Marinetti nel '29, aveva unito la sua passione per il volo - praticata nel campo di aviazione di Gorizia - a quella per la pittura, nella quale aveva rivelato una notevole sensibilità coloristica sin dagli anni giovanili. Convinto assertore delle inesauribili potenzialità creative del Futurismo - al quale dimostrò una totale fedeltà per tutta la vita - rimase profondamente deluso dalla decisione di Benedetta Marinetti di storicizzare il movimento fondato dal marito e fu proprio questa scelta che lo indusse, nel '50, ad abbandonare l'Italia per la Francia. Stabilitosi a Parigi, dove insegnò in un Liceo italiano, fece numerose escursioni sulle coste della Bretagna e della Normandia, delle quali lo affascinarono le "spiagge immense con menhir e trilobiti che vengono da tempi lontani, le scogliere che racchiudono leggendari castelli, le maree di otto metri che t'investono al galoppo" (Crali, in Crali aeropittore 1994, p. 192). Nacquero così, dalle suggestioni naturalistiche della costa francese, una serie di visioni aeropittoriche in cui il frastagliato elemento roccioso è disciplinato in riquadri inclinati e intersezioni di linee, che rendono ancora una volta - secondo uno stile più sintetico e tendente all'astratto, rispetto alle realistiche vedute aeree degli anni '30 e '40" il dinamico variare dei coni prospettici durante l'esperienza del volo. Nel presente Cap de la Chèvre in Bretagne così come nei dipinti Belle Ile e La rada di Camaret, realizzati nel 1957, l'autore alterna pennellate dense e corpose, che rievocano la superficie scabra delle rocce, a delicate sovrapposizioni di azzurri che alludono al compenetrarsi di cielo e mare visti dalla carlinga di un aeroplano. Il ricordo delle curiose conformazioni delle coste bretoni e normanne, negli anni '60, ispirerà a Crali anche le composizioni polimateriche note come "sassintesi". Dello stesso autore il Museo Revoltella possiede anche le due opere a china e acquerello intitolate Schermidori I e II, donate dal dottor Vladimiro Miletti nel 1998.

BIBLIOGRAFIA

Bressan N., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004

Rebeschini C., Crali Futurista. Crali aeropittore, Milano 1994