in alto a sinistra: CRALI
Visione dall'alto di un paracadutista con tuta e casco che sta atterrando su un su un centro abitato contornato da campi coltivati. Il paracadute non è aperto ma ancora chiuso nella sacca trattenuta sulle spalle. Il paesaggio dello sfondo è reso a tasselli come fosse una mappa topografica. sul lato destro e sinistro sono dipinte delle nuvole. La tavolozza è accordata sui toni degli azzurri e marroni.
“Prima che si apra il paracadute” è opera di uno dei maggiori rappresentanti della cosiddetta “aeropittura”, il goriziano Tullio Crali. Questo artista fu artefice di una produzione pittorica che esaltava l’estetica della macchina e le celebrazioni dell’audacia aviatoria attraverso la sintesi tra militanza fascista e mito tecnologico (Del Puppo 2012, p. 237), promossa alla fine degli anni’20 da Filippo Tommaso Marinetti con l’intento di dare una nuova vitalità al Futurismo di prima generazione. Il Manifesto dell’aeropittura, pubblicato sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino del 1929 sancì dei principi che vennero interpretati in due modi da parte degli artisti aderenti: alcuni, come ad esempio Prampolini, elaborarono temi spaziali e cosmici al limite dell’astrazione, altri come per l’appunto Tullio Crali, abbracciarono una declinazione più descrittiva, dove in base ad un’unione di visione da più punti di vista, si cercava di suggerire la percezione del volo e della velocità. Il quadro di Casa Cavazzini è un esempio efficace di questa versione all’aeropittura, dove il punto di vista zenitale ci mostra uno scorciatissimo paracadutista che sta per atterrare. L’ ardita composizione è impostata su alcune linee- forza che strutturano la superficie pittorica, in particolare l’arco formato dalle braccia aperte del paracadutista che taglia l’opera in diagonale. Questa linea curva è controbilanciata da rette oblique date da campiture tonali più scure rispetto alla quella di di base dello sfondo, resa con tasselli cromatici per evocare la topografia del terreno visto dall’alto. Il senso dello spazio e della profondità è reso dalle nuvole ai lati della composizione accentuando la percezione di una visione dinamica. Queste creazioni sono comunque il frutto dell’esperienza diretta di volo che Crali fece sui caccia della 73a squadriglia del IV stormo di Miren, in Slovenia, base militare vicina a Gorizia. L’opera esposta alla mostra personale dedicata a Tullio Crali alla Biennale del 1940 e lì acquistata dai Civici Musei, consacrò insieme agli altri suoi dipinti, la fama nazionale di aeropittore grazie anche al sostegno diretto di Marinetti (De Sabbata 2018, p. 87).
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