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sei capitelli corinzi a foglie d'acanto taglienti: da un collarino a vigorosi ovuli nascono otto foglie frastagliate e arricciate, su cui poggiano le piccole volute e, al centro dei lati dell'abaco, i fiori trasformati in espansi ovuli decorati ad incisioni arcuate. Al di sopra, bassi e larghi pulvini adorni di piatte silouettes vegetali, croci e, in due casi (sul primo a sinistra e sul secondo da destra), di un monogramma. Unanime è la datazione dei sei capitelli e pulvini, che reggono gli archi ciechi dell'abside della navata mediana destra, all'episcopato di Frugifero, vescovo di Trieste verso la metà del VI secolo, sotto l'imperatore Giustiniano. Si ipotizza una riutilizzazione di capitelli e colonne al momento della costruizione del sacello di S.Giusto nel IX o, addiritttura, nell'XI secolo. I capitelli proverrebbero dalla basilica paleocristiana restaurata dal vescovo Frugifero e, probabilmente, in origine potevano reggere un ambone (esagonale come a Pola) o forse una pergula.