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Pseudo-urna lapidea a vaso. Nell’attuale allestimento museale, il pezzo poggia su un piedestallo parallelepipedo lavorato a parte, in calcare di Aurisina, probabilmente pertinente.
Il pezzo è stato rinvenuto contestualmente a una statua in marmo greco di generale in nudità eroica, maggiore del vero (il c.d. “navarca” di Cavenzano, cfr. RA 16302), e a una base rostrata (RA 19053). Decorava probabilmente uno dei due angoli frontali del recinto funerario (cfr. l’area sepolcrale dei Concordii a Boretto in Emilia, in M. VERZÁR-BASS, Nota sui recinti funerari decorati in Cisalpina orientale, in Terminavit sepulcrum. I recinti funerari nelle necropoli di Altino, Atti del convegno, Venezia, 3-4 dicembre 2003, a cura di G. Cresci Marrone e M. Tirelli, Roma 2005, pp. 225-237, pp. 226, 228 e figg. 4, 14, con bibliografia) o occupava qualche altra posizione acroteriale. L’urna, essendo piena nel corpo, non svolgeva la funzione di contenitore. Simili manufatti (ad Aquileia cfr. RA 19055-59) imitano prototipi bronzei lavorati a sbalzo e furono creati nel mondo greco-orientale durante l’età ellenistica, per ornare i grandi mausolei (cfr. il mausoleo di Belevi). I rilievi, molto bassi, presentano intagli netti e precisi, quasi metallici; sono di notevole qualità per la finezza e l’eleganza armoniosa della linea, non disgiunta da una certa sensibilità naturalistica (cfr. il fogliame del coperchio). Per il significato dei grifoni nella simbologia funeraria, cfr. CH. DELPLACE, Le griffon de l'archaisme a l'epoque imperiale: etude iconographique et essai d'interpretation symbolique, Bruxelles - Roma 1980, pp. 414-426. La datazione segue quella della statua del “navarca”.
Beschi L., Le arti plastiche, in Da Aquileia a Venezia: una mediazione tra l'Europa e l'Oriente dal II secolo a.C. al VI secolo d.C., Milano 1980
Catalogo sculture, Catalogo delle sculture romane. Museo archeologico di Aquileia., Roma 1972