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Frammento opistografo di architrave che presenta una decorazione su due registri e su entrambe le facce: un coronamento di "onde ricorrenti" schiacciate, a caulicolo unico, sovrasta un tralcio di edera che occupa una fascia compresa tra due listelli, punteggiati da cerchietti a "occhio di dado" (diametro cm. 0,9); sul retro il tralcio sinuoso racchiude foglie a cuore, sul verso l'analogo tralcio presenta foglie più schiarite e oblunghe. Su un lato è presente un dente sporgente cm. 0,5.
Le foglie a cuore sono identiche a quelle che decorano i quattro tondi con i simboli evangelistici sulla lastra di Sigualdo (Gaberscek 1976, p. 30 e nota 54; Lusuardi Siena, Piva 2001, p. 560, n. 25a). La tecnica esecutiva è piuttosto piatta e approssimativa, anche se i motivi sulla facciata principale presentano una lavorazione più accurata. Tagliaferri accomuna il frammento per la tecnica grossolana e povera di particolari ai frammenti con inv. 208 e inv. 4759 (sui quali v. Tagliaferri 1981, pp. 229-231, nn. 342 e 344, tavv. CII-CIII) probabilmente appartenenti al complesso della Basilica di Santa Maria Assunta. Riguardo al dente sporgente, Lusuardi e Piva ritengono potrebbe indicare l'aggancio del pezzo, da loro attribuito a un'architrave di pergula, a un altro elemento architettonico, cioè all'archetto della pergula e segnalano come il decoro, non interrotto in quel punto "poteva continuare fino al piedritto dell'arco, dove era possibile un cambiamento di decorazione". Le studiose ritengono infatti che il frammento sia pertinente, assieme al frammento opistografo di archetto con n. inv. 1955 ad una stessa pergula, forse appartenente all'altare di Sigualdo, impostata sulla zoccolatura che segna il passaggio tra l'ottagono e la "scarsella" occidentale di San Giovanni Battista, messa in evidenza dal rilievo di scavo di Ruggero della Torre compiuto nell'area del sagrato del Duomo (Lusuardi Siena, Piva 2001, pp. 504-506, 508-509, 536-541, 560-561). E, attraverso il materiale di scavo integrato dalle misure della zoccolatura, suggeriscono la ricostruzione della pergula (tav. XIII) con quattro pilastrini e vano centrale (di circa 80-85 cm.) e ccon due segmenti di architrave (la cui lunghezza di circa 150 cm. è calcolata in base alla lunghezza del passaggio tra battistero e ambiente situato ad ovest) collegati ad un archetto centrale. Tagliaferri 1981, p. 231 ipotizza che il pezzo "possa esser appartenuto al complesso artistico della Basilica e, precisamente, alla sezione sinistra di un archetto.
Lusuardi Siena S./ Piva P., Scultura decorativa e arredo liturgico a Cividale e in Friuli tra VIII e IX secolo, in Paolo Diacono e il Friuli altomedievale (secc. VI-X) (Atti del XIV Congresso Internazionale di Studi sull'Altomedioevo - Cividale del Friuli - Bottenicco di Moimacco, 24-29 settembre 1999), Spoleto 2001
Tagliaferri A., Corpus della scultura altomedievale. X. Le diocesi di Aquileia e Grado, Spoleto 1981
Gaberscek C., Frammenti decorativi "liutprandei" a Cividale, in Arte in Friuli Arte a Trieste, Udine 1976, 2