INSEDIAMENTO, età del Bronzo finale - Ferro iniziale

Oggetto
INSEDIAMENTO - insediamento fortificato
Denominazione
San Giorgio sul monte Zuccon
Localizzazione
Nimis (UD) Torlano, Monte Zuccon, Pianoro Di San Giorgio
Cronologia
secc. XII - VIII a.C.; secc. IV - XVI d.C.
Ambito Culturale
età del Bronzo finale - Ferro iniziale, periodo tardoantico - medievale
Indagini di scavo
Centro regionale di catalogazione e restauro del Friuli Venezia Giulia - 1987/06/24-1988/07/27
Codice scheda
SI_2

Il complesso archeologico del Monte Zuccon è ubicato nel territorio di Nimis, nel Friuli orientale, a ca. 20 km a nord di Cividale. Si sviluppa su un'area di modeste dimensioni (inferiore a un ettaro), posta lungo la dorsale di un'altura isolata (ca. 450 m slm) e articolata in pianoro sommitale, a nord, da cui si protende verso sud-est una stretta fascia semipianeggiante. Grazie alla sua morfologia e agli affioramenti di roccia che circondano i margini della dorsale, il sito gode di un’efficace protezione naturale e di un’ampia visuale sul territorio circostante, caratteristiche che lo hanno reso storicamente come un luogo favorevole per la difesa e il controllo del territorio. L’esistenza di un antico “castello” in quest’area (il “Cjscjel di San Zorz”) era nota da sempre a livello locale, grazie ai resti di fortificazioni visibili presso i ruderi di una chiesetta, dedicata per l'appunto a San Giorgio, abbandonata agli inizi del XIX secolo. Ma fu soltanto alla fine degli anni ’80 che venne avviato un progetto di esplorazione archeologica del luogo, nell’ambito di una serie di ricerche, guidate dalle ricognizioni di superficie di T. Miotti, che miravano a individuare il “castrum Nemas”, menzionato da Paolo Diacono tra i luoghi fortificati del Friuli al tempo dell'invasione àvara. Le indagini, condotte nei mesi estivi del 1987-1988 dal Centro regionale di catalogazione e restauro del Friuli Venezia Giulia, sotto la guida di G.C. Menis, interessarono i due pianori situati, rispettivamente, alle estremità nord e sud-est del rilievo (aree A, B), dove furono praticati in totale 19 saggi a trincea, nei punti in cui gli strati di humus e la fitta vegetazione lasciavano affiorare resti più cospicui di strutture. Seguì poi lo scavo dell’area della chiesa, al centro della dorsale (area C), con l'esplorazione dell’edificio e l'apertura di tre saggi al suo esterno. Queste ricerche hanno evidenziato come l’area A, costituita da una piazzola di m 33 x 24 ca. a 469 m slm, avesse ospitato un importante insediamento tra l’età del Bronzo finale e la prima età del Ferro, come testimoniato dal ritrovamento, in giacenza secondaria, di diverse centinaia di frammenti di ceramica (olle, vasi, ciotole) attribuibili a quel periodo. Non sono emerse, invece, evidenze strutturali relative a questo insediamento che, in ogni caso, sfruttò le caratteristiche difensive naturali del luogo. Almeno a giudicare dall’assenza di reperti nelle altre aree di scavo, inoltre, sembra che la frequentazione del colle in età protostorica fosse limitata a questa zona, di fatto il punto più elevato e meglio protetto della dorsale. In seguito, dopo una lunga lacuna documentaria che, almeno allo stato attuale ricerche, fa supporre come il monte Zuccon non ospitasse insediamenti umani per circa un millennio, si assiste alla rioccupazione dell’altura intorno al V secolo d.C., un periodo in cui le particolari contingenze storiche spinsero a una generale riorganizzazione della rete difensiva in tutto l’arco alpino. In questa nuova fase insediativa i tratti più esposti della dorsale, ma forse l’interno profilo del colle, vennero fortificati con una cinta muraria larga circa un metro, costruita in pietrame legato da malta: ne furono rimessi in luce lunghi tratti, conservati per poche decine di centimetri in alzato, in cui i primi filari andavano per lo più a impostarsi sulle creste rocciose che delimitano l’area. I numerosi materiali rinvenuti, soprattutto contenitori ceramici (con la consueta prevalenza di olle), oggetti d’uso quotidiano (coltelli, fibbie...) e alcune punte di freccia, documentano la lunga vita del "castrum", almeno fino al pieno Medioevo, senza però fornire elementi probanti per identificarlo con lo storico “castrum Nemas”. L’articolazione interna dell’insediamento tardoantico-altomedievale non è stata sufficientemente chiarita, sia per il cattivo stato di conservazione delle strutture che per la limitata estensione delle indagini; tracce di strutture d’uso, insieme con una maggiore presenza di reperti, fanno comunque ritenere che le attività si concentrassero nelle aree centrale e meridionale del nucleo fortificato. Nell’area C, infatti, è stato individuato un piccolo edificio abitativo dotato di focolare, pressappoco coevo all’opera di fortificazione; esso conobbe una seconda fase edilizia caratterizzata da un muro curvilineo, nel quale si è voluto riconoscere l’abside di un sacello cristiano (Menis). Tra l’VIII e il X secolo d.C., al di sopra di questo edificio si impostò un’aula di culto rettangolare di m 7,90 x 4,90 (mis. interne), incuneata tra i due margini della scarpata, in senso trasversale rispetto all’andamento della dorsale; l’edificio, cui fu aggiunta in seguito un’abside a ferro di cavallo, era forse già in origine dedicato a S. Giorgio, sebbene tale intitolazione sia nota a partire dal XIII secolo. Nella propaggine meridionale della dorsale (area B) sono emerse labili tracce di un edificio di forma quadrangolare, addossato al lato interno della cinta muraria, di cui non è stata chiarita la funzione – forse collegata all’apparato difensivo – né la cronologia. Mentre il pianoro meridionale e l’area della chiesa hanno restituito testimonianze materiali che dimostrano una perdurante occupazione fino alla tarda età rinascimentale, sembra che il rilievo settentrionale, più difficilmente accessibile, venisse progressivamente abbandonato intorno al Mille. Anche per le aree che mostrano una protratta continuità di vita, comunque, non si può parlare probabilmente di una presenza umana stanziale, soprattutto nelle fasi più tarde, quando tutte le attività si concentrarono intorno all'edificio di culto che subì rifecimenti e restauri tali da garantirne la sopravvivenza fino al XVIII secolo.

Dopo un primo insediamento tra l’età del Bronzo finale e la prima età del Ferro, localizzato nel punto più eminente dell'altura, il sito fu di nuovo occupato da un più vasto impianto difensivo cinto da mura in età tardoantico-altomedievale. L'identificazione di quet'ultimo con il "castrum Nemas" rimane tuttora controversa, anche in considerazione del fatto che il complesso di San Giorgio si trova in una posizione leggermente arretrata rispetto ai punti strategici del territorio, vale a dire l'abitato di Nimis (Nemas) e l'asse stradale che, nei pressi, congiungeva Forum Iulii (Cividale) con il Norico. Il ritrovamento di alcune cuspidi di freccia - di tipologie in uso nel periodo longobardo - orientano per una vocazione militare del sito di San Giorgio, almeno in determinate circostanze; questo potrebbe ritenersi, dunque, come una postazione secondaria ma integrata in un più ampio sistema di fortificazioni poste a difesa del confine orientale del ducato e della penisiola. Le evidenze archeologiche lasciano supporre che negli ultimi secoli del Medioevo il monte di San Giorgio venisse progressivamente abbandonato come sede stanziale, mentre le fonti documentano la sussistenza della chiesa di San Giorgio come edificio di culto fino a tutto il XVIII secolo.

BIBLIOGRAFIA

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