STRUTTURA DI FORTIFICAZIONE, secc. VII-X d.C.

Oggetto
STRUTTURA DI FORTIFICAZIONE - castello militare
Denominazione
castel Pucino
Localizzazione
Duino Aurisina (TS) Villaggio Del Pescatore
Cronologia
secc. VII-X d.C.
Codice scheda
SI_75

Il cosiddetto “Palazzo d’Attlia” (1) è situato sull’altura che domina l’attuale Villaggio del Pescatore. Sono ben visibili alcune murature con paramento a blocchetti in calcare disposti su filari pseudo-orizzontali, impostate su tagli artificiali della roccia, con emplecton in pietrisco e conglomerato cementizio, disposte ad intergare le difese naturali del rilievo. 1 = Sull’origine fantasiosa del nome vd. PICHLER 1882, p. 65: “Ma come chiamavasi il castello di Valcatino? La voce del popolo addita quel luogo come punto d’importanti avvenimenti, ma non risale col suo racconto oltre i tempi dell’invasione dei barbari. Essa collega Valcatino col nome del ferocissimo condottiero degli Unni e vuole che quella rôcca fosse detta il Palazzo di Attila, o perché quivi egli compisse le sue solite devastazioni, o perché vi si fosse trattenuto alcun tempo; e la viva memoria della sua venuta dev’essere quella che fece andare in dimenticanza fra il volgo la denominazione primitiva della rôcca”.

Il castello era posto a controllo dell’area oggi occupata dagli edifici del Villaggio del Pescatore dove si estendeva, in origine, una baia detta Val Catena o Val Catino, quindi Bocadin (1). Il Degrassi (2), trattando della pieve di S. Giovanni di Duino, sostiene che “appartenne ad immemorabili alla diocesi di Aquileia se tra il 1086 ed il 1121 fu unita, “cum appendiciis suis ad flumine qui vocantur pontecla usquead vallem de Cathyna (Catino et villa que vocantur Mlchina Sedla”, all’abbazia della Beligna di Aquileia”(3). La rocca che dominava l’insenatura e che “non molti anni fa lasciava ancora scorgere le celle e gli scompartimenti inferiori”(4), doveva essere posta a difesa di un abitato legato a sistemi di approdo che ebbe sicuramente origini in epoca romana, almeno stando alle descrizioni del Pichler ed ai ritrovamenti qui effettuati (5), con probabili margini di continuità nel Medioevo. Allineamenti fortificati sono documentati anche a settentrione dove “al di sopra di Valcatino, fin verso la strada vecchia di S. Giovanni il poggio che oggi non serve se non a pascolo, termina a Nord con una muraglia di mezzo miglio, formata dallo scoglio scalpellato e segnato ancora da tracce di muratura; al piede vi corre una specie di fossa”(6). La presenza di altri insediamenti di epoca altomedievale nell’area è testimoniata dal privilegio di Ottone I del 29 aprile 967 nel quale viene nominato il vicus Pantianus, corrispondente, con ogni probabilità all’attuale area lagunare del golfo di Panzano e più in particolare, forse, alla breve penisola che lo delimita a Sud-Est (7). Il privilegio elenca una serie di località fortificate che Ottone affida al patriarca Rodoaldo affinché le mantenga in efficienza, in un quadro complessivo di gestione economica e militare del territorio. Vicus Pantianus poterebbe dunque aver avuto la funzione di sbocco marittimo imperiale al limite orientale della lunga fascia lagunare dominata dai Bizantini (8) ed è stato messo in relazione alla vicina rocca Monfalcone per la quale, tuttavia, mancano elementi di cronologia utili a supportare un inquadramento iniziale all’Altomedioevo (9), mentre la prima fonte in cui si fa esplicito riferimento ad essa risale solo al 1260 (10). 1 = PICHLER 1882, p. 65: “Quivi pure un declivio a semicerchio, aperto al mezzo giorno e ventilato dall’alito della tiepida marina, mentre resta chiuso ai buffi glaciali del settentrione, offriva condizioni sommamente acconce ad educarvi le piante più elette. (...). Valcatino era confinato a sera da un poggio messo a cultura presso la riviera lussureggiante del Timavo e a mattina dal folto bosco di lecci, che dal suo cupo colore venne chiamato Nigrigniano, e Cernizza ancor oggi appellasi dagli Sloveni”. 2 = DEGRASSI 1954, p. 22. 3 = Vd. inoltre CANDIDO 1544, p. 51: “Tornato (Voldarico, vd. scheda 74) in Friuli, edificò de le rouine del memoreuole tempio di Diomede una chiesa presso al Timavo in honore di San Giouanni dandoli tutti i campi dal fiume Pontheo fin’à la uilla Catina”). 4 = PICHLER 1882, p. 65: probabilmente il Pichler si riferisce ai perimetrali di ambienti obliterati da livelli di crollo, tutt’ora visibili, anche in seguito a scavi abusivi. 5 = PICHLER 1882, p. 65: “Nella parte più bassa, vicino alla marina, il villano ruppe sovente col vomere i musaici o pavimenti dei fabbricati sottostanti al castello. Domestiche suppellettili, frammenti di vasi vinarii, di urne cinerarie, monete romane si continuano a scavare tutto all’intorno; in un punto della spiaggia furono rinvenuti sepolti sette scheletri coricati uno presso all’altro, di statura assai vantaggiosa; ed erano ancora ben conservati, ma possono essere di tempi meno antichi”. 6 = PICHLER 1882, p. 65: “Tutti questi indizi portano a conchiudere, che Valcatino e le sue vicinanze fossero abitati e muniti; che la bellezza medesima del sito,in prossimità del mare e del Timavo, formasse un’attraente dimora; che il seno ed il colle toccante il fiume, quantunque sassosi, dovessero essere messi a cultura, come in parte sono anche al presente”. 7 = “(...) concediamo a Rodoaldo Patriarca della Chiesa aquileiese (...) l’abbazia di Sesto con tutte le sue dipendenze e tutto ciò che notoriamente apparteneva al longobardo denominato Rondaldo, l’uccisore di Leone, Patriarca di buona memoria della predetta Chiesa di Aquileia, in tutto il territorio di Forogiulio e che, con generale consenso, passò legalmente sotto la giursdizione di questa Chiesa, in seguito appunto al danno di quella azione scellerata. Gli concediamo inoltre tutti i beni e le proprietà di Annone, avuti di recente in forza ai rescritti di Berengario imperatore di divina memoria, e tutto ciò che ebbe in conseguenza di eredità nella sopraddetta contea di Forogiulio, nel borgo di Panzano, in Cerciano (Canziano), in Ronchi, in Preberdiaco, in Aulianico, in Fogliano e in Merione; e così pure il castello denominato Farra, comprese le sue adiacenze e i mercati di nostra giursdizione; e quanto è situato tra il fiume Livenza sino alla località Due Sorelle e tra la via pubblica detta Strada degli Ungari fino alla spiaggia del mare (...). (...) con tutte le proprietà dipendenti e tutte le cose mobili e immobili, e con le persone di ogni sesso, con castelli, villaggi, luoghi, fattorie, cappelle, edifici, case, monti, valli, pianure, campi, prati, boschi, acque e corsi d’acqua, saline, peschiere, argini, paludi, mulini, saliceti colti e incolti, vadano al predetto venerabile patriarca Rodolado (...)”. Libera traduzione del testo del privilegio da DOMINI 1967, pp. 47-50. Sulle varie edizioni del testo si veda: DOMINI 1967, pp. 33-35. 8 = DOMINI 1967, pp. 18-19, 54. 9 = I materiali dagli scavi editi in FURLANI 1976 rientrano generalmente nelle classi della maiolica e della graffita arcaica e rinascimentale, con cronologie a partire dalla fine del XIV secolo, mentre deve essere valutata con cautela ed alla luce di ulteriori approfondimenti la proposta avanzata per le ceramiche ad impasto refrattario prive di rivestimenti vetrificati di “una derivazione originaria dalle zone contermini d’oltralpe con successivo sviluppo locale; e di una collocazione storica probabilmente anche collegata alle immigrazioni di nuclei slavi del X-XI sec., seguite alle invasioni degli Ungari e dovute al Patriarcato aquileiese per il popolamento della zona; infine di una attribuzione cronologica iniziale almeno al XII sec.”: FURLANI 1976, p. 123. 10 = “Nel nome di Cristo amen. Nell’anno della Sua natività 1260, indizione III, presso Cividale nella Camera patriarcale il girono undecimo dell’entrante mese di dicembre (...). ... Del pari detto signore e conte di Gorizia rinunciò decisamente per se e per i suoi successori ed eredi e rimise nelle mani del detto signore Gregorio, patriarca di Aquileia, qualsivoglia diritto e potestà sovrana e personale, se pur avesse o sembrasse avere l’una e l’altra, sulla rocca e sulla località di Monfalcone. E se il medesimo signor e conte o i suoi vantassero qualche diritto sulla zona di Monfalcone, detto signore Gregorio Patriarca, per sua libera e totale scelta lo affiderà ad essi”. Libera traduzione dell’atto dell’11 dicembre 1260 firmato a Cividale, (Vienna, Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Allgemeine Urkundenreihe, 1260 Dicembre 11), da DOMINI 1983, p. 24.

BIBLIOGRAFIA

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Corbanese G.G., Il Friuli, Trieste e l'Istria dalla preistoria alla caduta del Patriarcato d'Aquileia, Grande Atlante Storico-Cronologico Comparato, Bologna 1984

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Furlani U., Le ceramiche medioevali e rinascimentali della Rocca di Monfalcone, in Antichità Alto Adriatiche. Studi monfalconesi e duinati, 1976, 10

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Paschini P., Storia del Friuli, Udine 1934, I

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