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Nell'isola più grande della laguna maranese sono finora note testimonianze archeologiche di notevole rilevanza in due aree distinte. Dalla prima, collocabile all'estremità orientale, presso la bocca di Porto Buso, proviene una statua acefala di togato in calcare, verosimilmente pertinente ad un monumento funerario di età augustea (cfr. RA 19519). Nella seconda area, posta nella parte più stretta dell'isola verso occidente, sono venute alla luce antiche strutture murarie e pavimentali. Un sondaggio effettuato dalla Soprintendenza nel 1983 a seguito di una segnalazione portò all'individuazione di un mosaico a tessere bianche e di alcuni muri semisommersi realizzati in pietre sbozzate, di cui uno conservato in alzato per cinque filari. Secondo notizie riportate il gruppo Archeo-sub aveva rinvenuto nella zona una struttura di forma semicircolare "con la convessità orientata verso l'Adriatico", che delimitava un mosaico bianco (Corso 1985). Nel 2011 i ricercatori del progetto "Storie dal mare" hanno condotto un breve sondaggio stratigrafico di verifica, allo scopo di rimettere in evidenza i resti e di contestualizzarli. Tale indagine, sebbene non abbia consentito il riconoscimento di pavimenti in tessellato, ha comunque confermato la sussistenza di varie strutture murarie. Sono stati rilevati dei piani pavimentali e una serie di livelli riferibili ad un’occupazione del sito tra VII e XI secolo. Il sondaggio ha restituito anche materiali di età altoimperiale in giacitura secondaria, provenienti da riporti probabilmente prelevati in aree attigue frequentate in epoca romana.
La documentazione archeologica testimonia una lunga frequentazione dell'Isola di Sant'Andrea a partire dalla prima età imperiale. Allo stato attuale delle conoscenze, non è tuttavia possibile definire puntualmente la natura e la destinazione funzionale del sito in epoca romana. Significativi elementi, invece, si riferiscono al periodo altomedievale: diversi dati sembrano attestare l'esistenza di un edificio a carattere cultuale di incerta funzione (chiesa? monastero? complesso monastico?), al quale paiono attribuibili i resti individuati nel 1933 (mosaico policromo), negli anni Ottanta (muri, struttura absidata e mosaico/i in tessere bianche) e forse anche nei recenti sondaggi (strutture murarie e livelli pavimentali). Il ritrovamento, da parte del gruppo Archeo-sub, anche di "alcuni frammenti pluteali" e architettonici collocabili tra il IX e il XIII secolo pare indicare la continuità di occupazione a scopo cultuale del sito. Va rilevato che l'area interessata dalle scoperte doveva costituire nell’antichità un punto strategico, in corrispondenza di una bocca di ingresso alla laguna, dal momento che l'isola era divisa in due tronconi, come documenta la cartografia storica. Vista questa posizione privilegiata, non è escluso che precedentemente al complesso monastico/ecclesiastico esistesse in questa zona un insediamento romano (villa con approdo?).
Alle porte, Alle porte del mare. Paesaggi d'acqua e di storia nella Laguna di Marano, Trieste 2013
Auriemma R./ Maggi P., L'archeologia sommersa. Vecchie e nuove scoperte nella Laguna di Marano, in La Bassa, 2012, XXXIV, n. 65
Corso M.T., Reperti archeologici in laguna. Relazione presentata al convegno dei gruppi archeologici friulani tenuotsi a Udine nei giorni 15-16 dicembre 1984 presso l'Università di Udine, in La voce della Laguna, 1985, aprile 1985