AREA AD USO FUNERARIO, cultura dei castellieri friulani

Oggetto
AREA AD USO FUNERARIO - necropoli
Localizzazione
Pozzuolo del Friuli (UD) Campo Berti-pichat
Cronologia
secc. VIII-VI a.C.
Ambito Culturale
cultura dei castellieri friulani
Indagini di scavo
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, École Française di Roma - 1980/00/00-1996/00/00
Codice scheda
SI_713

La località Braida dell'Istituto è situata a sud-ovest dell'altura dei Cjastiei in un'area delimitata a sud dalla strada Pozzuolo-Carpeneto e a nord-ovest dall'ansa che il torrente Cormôr descrive, prima di girare verso sud-sud-ovest, dopo aver bagnato la scarpata settentrionale del terrazzo di Pozzuolo. Sul terreno pianeggiante, coltivato fino al 1961 a file di gelsi poi piantato a frutteto e attualmente adibito a coltura sperimentale, furono effettuati numerosi rinvenimenti sporadici di oggetti di metallo e cocci in seguito ai quali nel 1980 vennero compiuti i primi scavi sistematici. Nell'area (Campi Berti-Pichat, zona di scavo B) furono inizialmente scavati due piccoli saggi esplorativi (I -II) a nord della spianata, nei pressi della riva del torrente; altre cinque trincee furono aperte nel 1981 (trincee 1-5). Tra il 1982 e il 1986 l'area fu esaustivamente indagata per mezzo di saggi contigui più vasti. Furono così riportate alla luce circa 180 tombe ad cremazione e due a inumazione facenti parte di una necropoli pertinente all'abitato dell'età del ferro. Le sepolture, la maggior parte delle quali sono risultate fortemente intaccate dai lavori agricoli o da interventi di epoca romana (costruzione di canali e di un bacino per la captazione dell'acqua), furono sistemate lungo una fascia ghiaiosa intercalata da lingue di argilla limosa bruna, che si orienta nord-sud ed è parallela al corso del Cormôr. Al suo interno si registrano raggruppamenti di tombe in piccoli nuclei, presumibilmente a carattere familiare, sepolture isolate o disposte a coppie o su file di tre. Le tombe più numerose sono in semplice buche circolari prive di ossuario e contenenti i resti combusti del defunto mescolati caoticamente con la terra di rogo e, quando presente, con il corredo oppure in semplici buche con corredo ceramico. Più rare sono le tombe in urna così come quelle in dolio. In quest'ultimo caso il cinerario è collocato in buche circolari di poco più ampie del fittile, raramente rinzeppate con ciottoli di medie dimensioni. Solo in un caso è stata costruita una cassetta in lastre di pietra. I vasi accoglievano la terra di rogo anche qui mescolata alle ossa combuste e agli oggetti di corredo spesso frammentari e deformati dal calore della pira funeraria. Una parte della terra di rogo, mescolata agli oggetti che erano bruciati col defunto, era sistemata all'esterno dei dolii, per lo più nella parte inferiore della buca. In alcuni casi qui venivano deposti prima del fittile altri oggetti. Le sepolture dovevano essere obliterate da una lastra di copertura, raramente conservatasi. I corredi delle tombe femminili sono costituiti da ornamenti metallici (braccialetti, fermatrecce, anelli di bronzo o ferro...) o da oggetti d'abbigliamento (fibule) o da piccoli utensili (fusaiole). I corredi maschili sono formati da oggetti legati all'abbigliamento (spilloni e a partire dal VI sec. a.C. fibule) e da armi, per lo più in ferro, deposte in ordine nella tomba (sul fondo del recipiente delle tombe-vaso; sul fondo o sui margini delle buche). I personaggi di alto lignaggio presentano una combinazione di armi composta da ascia-cuspide di lancia o giavellotto-coltellaccio o da ascia-punta di lancia con bardatura equina o elementi connessi ad essa. In alcuni, rari casi sopra la terra di rogo o al di fuori della tomba sono deposti fittili legati al banchetto funebre. Rare sono pure le tombe con situle bronzee, frantumante ritualmente.

La necropoli individuata a Braida dell'Istituto è una delle quatrtro aree destinate ad accogliere i resti degli uomini, delle donne e dei bambini che abitavano nel castelliere di Pozzuolo. Essa fu in uso tra la metà dell'VIII fino agli inizi del V sec. a.C. Il nucleo più consistente di tombe si datano tra il tardo VII e gli inizi del VI sec. a.C. Il rituale funerario che vi si praticava prevedeva la cremazione della salma vestita con una parte del corredo personale e la raccolta delle ossa combuste, dei carboni, delle ceneri e dei frammenti degli oggetti, secondo una modalità diffusa nell'area alpina sud-orientale. Dall'Austria e alla Slovenia proviene il costume di deporre armi di offesa all'interno delle sepolture, armi rese non funzionali o il cui numero non raggiunge mai quello della tipica dotazione di un guerriero. Per quel che riguarda la tipologia dei manufatti molti confronti rimandano ai gruppi hallstattiani stanziati a nord e a sud-est delle Alpi. Ad essi si accostano, assieme a influssi dal vicino mondo veneto, apporti dall'area picena, in special modo per le tombe di più alto rango, sia maschili che femminili, che cominciano ad emergere tra la fine del VII e il VI sec. a.C. e che testimoniano l'avviarsi di quel processo di radicata differenziazione sociale che in Friuli non fece in tempo a concludersi e che in altre zone d'Italia portò alla nascita delle città.

BIBLIOGRAFIA

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