INFRASTRUTTURA PORTUALE, periodo romano, età romana (?)

Oggetto
INFRASTRUTTURA PORTUALE
Denominazione
presunto molo di Canovella de' Zoppoli
Localizzazione
Duino Aurisina (TS) Canovella De' Zoppoli
Cronologia
età romana (?)
Ambito Culturale
periodo romano
Codice scheda
SI_921

Nella modesta insenatura di Canovella dei Zoppoli è stato individuato da Flego, Rupel e Župančič un porto romano parzialmente interrato, che il Kandler riteneva artificiale. Il presunto porto - a sud-est di quello moderno - sarebbe costituito da un braccio a L che delimiterebbe un invaso rettangolare di poche decine di metri quadri; il braccio risulta realizzato con grandi blocchi di breccia di forma irregolare, già in situ, e blocchi più piccoli ricavati, secondo gli autori, dalla parete rocciosa sovrastante. Nessun elemento - se non l'ipotetica relazione con la villa soprastante (SI 864 = UT 8) permette di datare questa "struttura" ad età romana, tanto meno la tecnica edilizia, assolutamente inusuale per i moli romani di questo comprensorio. Grazie a una ricognizione subacquea, effettuata nel maggio 2006 nell'ambito del Progetto Interreg "AltoAdriatico", è stato possibile identificare questo presunto braccio con una scogliera naturale, costituita da strati di calcare fino a 3.8 m di profondità, con orientamento 340°E (quindi quasi N-S, paralleli al costone emerso), su cui insistono i blocchi di breccia, frutto anche di distacchi recenti. Alle spalle della stretta spiaggia di ciottoli che degrada nel presunto bacino si nota una parete di breccia e flysch il cui fronte originario è crollato. Si può, quindi, ipotizzare un crollo della fascia più avanzata del terrazzo superiore (su cui presumibilmente insisteva la villa) e una erosione e sommersione del terrazzo inferiore originariamente emerso (per innalzamento del livello del mare), in cui, successivamente, si è accumulato il deposito di ciottoli oggi visibile. All'esterno della scogliera a L che delimitava quindi questo terrazzo inferiore si nota un salto di quota che raggiunge 5 m. Alcune immagini scattate nel 1928 mostrano piccole imbarcazioni da pesca ormeggiate, o meglio, ricoverate nel piccolo bacino; dopo la seconda guerra mondiale, immediatamente a nord di questo braccio, venne realizzato il porticciolo da diporto tuttora esistente, con un braccio a sud perpendicolare alla riva, che piega a 90° e continua in un lungo tratto N-S frangiflutti (molto largo alla base), ed un breve moletto a nord, che delimitano un mandracchio rettangolare con apertura a settentrione. Questo mandracchio sembra occupare il punto più idoneo ad un ricetto. Nel corso della ricognizione subacquea 2006 si è notato che il braccio sud perpendicolare alla costa è l'unico che insiste su una fondazione in blocchi (e non in cemento, come avviene per la banchinatura della riva e il breve tratto settentrionale), di cui è difficile riconoscere la successione. I blocchi in questione aggettano rispetto alla linea dei filari moderni sovrastanti; la presunta anteriorità di questo filare potrebbe essere verificata solo con un intervento di scavo.

Il presunto "porto" è in realtà un terrazzo originariamente emerso, oggi sotto il livello del mare per effetto della variazione relativa; se esisteva un molo romano, questo presumibilmente andrebbe cercato sotto quello moderno (struttura perpendicolare alla rive obliterata dal mandracchio moderno?).

BIBLIOGRAFIA

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Kandler P., Cedas, in L'Istria, 1852, 7

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