Noi usiamo i cookies
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Le informazioni raccolte attraverso i cookies di tracciamento e performance non identificano alcun visitatore individuale. Se vuoi aiutarci a garantire un servizio migliore premi il pulsante [Accetta], altrimenti scegli [Rifiuta]. Per maggiori informazioni leggi l'informativa estesa sull'uso dei cookie.
Il fondale del Groto è un'area di piana di marea, che emerge e scompare alternativamente, nella quale non ci sono segni di attività umane recenti. L'accesso all'area può avvenire attraverso un piccolo rio che, partendo dal canale del porto di Grado, si dirige a nord, per poi perdersi dopo alcune decine di metri. Dalla piana di marea, coperta di alghe, non emerge nessuna struttura e sono riconoscibili solo rari frammenti laterizi, ceramici, tessere musive, cubetti di cotto e ossa animali. La presenza di resti interrati è però facilmente intuibile, poiché in certe zone il fango non è profondo, ma vi è un sostrato duro, coperto da pochissima melma. Alcune grandi buche, probabilmente scavate da clandestini, lasciano intravedere le strutture sopra le quali è possibile camminare: si tratta di una serie di muri ad andamento parallelo, intervallati perpendicolarmente da altri. Negli spazi definiti da tali strutture ci sono tracce di pavimenti; all'esterno, dopo un breve tratto, probabilmente occupato dai resti dei crolli, non è stata riscontrata la presenza di altri materiali interrati. Non è stato possibile ricostruire la pianta completa di un edificio e neppure abbozzarne l'andamento di massima, ma si è rilevato che tutti i muri con andamento nord-sud hanno un'inclinazione di 345°, mentre quelli est-ovest di 255°, risultando dunque perpendicolari tra loro. Nel complesso l'area individuata misura circa 1200 mq e le strutture si trovano a quote variabili tra i -10 cm e i -120 cm sul l.m.m. Procedendo da sud verso nord si incontrano: un'area con presenza di crolli, più avanti un muro lungo una ventina di metri e con lo stesso orientamento est-ovest, ancora verso nord un muro lungo almeno 40 metri, largo cm 60 e alto circa cm 50 al quale se ne unisce un altro, formando un angolo retto, della lunghezza di circa 40 metri. In queste costruzioni sono impiegate pietre squadrate, maggiormente rifinite sulle facce esterne, legate con malta. Poiché non è stata individuata nessuna risega di fondazione non è facile comprendere se le strutture conservate siano parte dell'alzato; dai sondaggi effettuati è sembrato che non scendano ancora molto in profondità ed è probabile, dunque, che si tratti dei muri di fondazione dell'edificio. La struttura lunga 40 m sembra terminare, ma dieci metri più a ovest inizia una zona in cui il terreno è particolarmente solido: la larghezza di quest'area è di 5-6 m e la lunghezza accertata di circa 100 metri, con andamento esattamente nord-sud. Viste le dimensioni e la continua e costante presenza di frammenti laterizi e litici di forma e dimensioni irregolari quest’ultima struttura non è stata interpretata come un poderoso muro quanto piuttosto come una strada. La conferma di quest'ipotesi è stata fornita dalle ricerche di Dario Gaddi che si sono effettuate lungo lo stesso allineamento, ma molto più a nord, in una zona sempre sommersa dall'acqua: qui si è riusciti a individuare il proseguimento della strada che è stata seguita fino all'argine meridionale dell'isola di Gorgo, immediatamente a sud del quale, per una fascia larga almeno 50 m, essa scompare, probabilmente perché distrutta nel corso dei lavori di erezione dell'argine stesso, per poi essere di nuovo individuabile all'interno dell'isola, subito a nord del terrapieno. La profondità del rinvenimento variava in maniera sensibile visto l'andamento irregolare del fondo palustre; a tratti coperti anche da un metro di fango seguivano altri in cui era possibile camminare lungo l'antico tracciato; ciò avveniva in corrispondenza dei rii più profondi ed è, quindi, agevolmente verificabile solo in condizioni di bassa marea. Alla distanza di circa 25 m dal punto in cui, a sud, la strada sembrava terminare, è stato individuato quello che potrebbe essere identificato con un pontile in legno o con una struttura in palafitte di sottofondazione: esso è costituito da pali a sezione circolare dal diametro medio di 10-15 cm piantati uno vicino all'altro per una larghezza di circa 60-70 cm e per la lunghezza visibile di 4 m, presunta di circa 15 m. A fianco di questa palificata ci sono altre strutture lignee, sempre formate da grossi pali, delle quali però non si è riusciti a comprendere né la forma né l'orientamento, che invece per quella individuata era est-ovest. Strutture simili appaiono caratteristiche di molte zone in cui il terreno paludoso richiedeva opere di sottofondazione di particolare tenuta, su cui poi erigere le vere e proprie fondamenta in pietra o in laterizi, ma anche di moli e banchine d'attracco. In tutta quest'ultima zona non è venuto alla luce nessun frammento né ceramico né litico. Man mano che si procedeva con i sondaggi verso ovest lo strato di fango che sovrastava i resti archeologici diventava più spesso, sino a superare i 160 cm, lunghezza della sonda metallica, per cui non è stato possibile comprendere quanto e come il complesso si sviluppasse verso occidente, dove si sarebbe trovato l’antico letto del fiume che scendeva da Aquileia, per cui è lecito non vi fossero tracce di strutture interrate.
La presenza di murature e palificate costituite da tronchi consentono di ipotizzare l’esistenza di strutture connesse con le attività di stoccaggio e raccolta delle merci in area portuale. La grossa struttura seguita in più punti è identificabile come un tratto di strada. Questi dati, dunque, avvalorano l'ipotesi formulata da V. De Grassi che individuava in questo punto il tratto terminale della strada proveniente da Aquileia, posto in coincidenza con uno scalo portuale dotato di banchine d'attracco e magazzini (De Grassi 1950, c. 23).
Marocco R., Prima ricostruzione paleo-idrografica del territorio della bassa pianura friulano-isontina e della laguna di Grado nell’Olocene, in Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 2009, 31
Gaddi D., Approdi nella laguna di Grado, in Antichità Altoadriatiche XLVI. Strutture portuali e rotte marittime nell'Adriatico di età romana, Atti della XXIX Settimana di Studi Aquileiesi (Aquileia, 20-23 maggio 1998), Trieste - Roma 2001