Noi usiamo i cookies
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Le informazioni raccolte attraverso i cookies di tracciamento e performance non identificano alcun visitatore individuale. Se vuoi aiutarci a garantire un servizio migliore premi il pulsante [Accetta], altrimenti scegli [Rifiuta]. Per maggiori informazioni leggi l'informativa estesa sull'uso dei cookie.
Il Colle di Ognissanti si eleva in posizione privilegiata sulla vallata del Torrente Bût. Occupato sulla sommità dall'omonima chiesa, a navata unica con sei nicchie laterali e relativi altari (scheda A 6434), si qualifica per una lunga serie di scoperte archeologiche casuali. Emblematica a questo riguardo è la nota di P.M. Moro in relazione a rinvenimenti avvenuti nel tempo (Moro 1956, pp. 150-151): "… pezzi d terrazzo in mosaico a disegno geometrico, frammenti di colonne, urne cinerarie, sarcofagi e monete del basso impero.... indizi di muri e pavimenti sui quali più tardi furono trovati due scheletri umani, frammenti di vetro e la parte superiore di una colonnina d'ordine ionico". E poi ancora "… nella stessa località, marzo 1941, frammento architettonico di pregio. L'elemento, in marmo, misura m 1,47 per m 0,42, per m 0,28" (oggi esposto presso il Civico Museo Archeologico Iulium Carnicum). L'occupazione altomedievale è documentata da una tomba a inumazione di età altomedievale scavata nella roccia.
I ritrovamenti avvenuti nel tempo non possono essere inseriti in un organico quadro interpretativo per mancanza di indagini sistematiche. Il materiale al quale fa riferimento P.M. Moro suggerisce l'esistenza di un importante complesso edilizio di età romana, dotato di pavimentazioni musive e di elementi architettonici marmorei, e di un'area cimiteriale; quest'ultima sembra essere stata caratterizzata da lunga durata, come dimostrano entrambi i riti funerari (urne e sarcofagi). Il Colle fu rioccupato in età altomedievale da un sepolcreto, di cui permane l'evidenza in una tomba scavata nella roccia, tipologia ben documentata in altri siti della Carnia (ad esempio Lauco, Paularo).
Concina E., Contributo alla carta archeologica della Carnia: ritrovamenti dal neolitico all'età del ferro, in I Celti in Carnia e nell’Arco alpino centro orientale (Atti giornata di studio), 2001
Moro P.M., Iulium Carnicum (Zuglio), Roma 1956