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in basso al centro: Tiziano Vecellio inventò, e dipinse
in basso a destra: Gottifredo Saiter scolpi.
in basso a sinistra: [Valentino] le Febre disegnò.
in basso al centro: Appo. Teodor[o Viero]. Venezia.
in basso al centro: Opera poseduta dalli N.N. H.H. Widimani in Venezia.
in basso a sinistra: [N]° 12.
L'incisione riproduce un dipinto, raffigurante un'allegoria della vanità rappresentata sullo schema delle tante Danae eseguite da Tiziano, oggi disperso e di dubbia attribuzione. Il quadro, del quale si è persa traccia nelsecolo scorso, era sicuramente nella collezione Widmann-Rezzonico a Venezia quando Valentin Le Febre (1642 ca. - post 1682) ne trasse un'incisionepubblicata nel 1682 quale tavola numero ventotto per la seconda edizione,la prima era uscita nel 1680, dell'Opera Selectiora quae Tizianus Vecellius Cadubrensis & Paulus Caliari Veronensis inventaverunt & Pinxerunt, quaeque Valentinus le Febre Bruxellensis delineavit et sculpsit. Di questa fortunata raccolta di stampe fu pubblicata, sempre a Venezia, un'ulteriore edizione nel 1684 e un'altra nel 1749, ma alcuni rami incisi da Le Febre e altri artisti si erano talmente logorati che fu necessario ritoccarli o eseguirne di nuovi, affidando il lavoro a diversi incisori, tra i quali Geoffroy Seuter. Anche nel 1786, quando il noto editore e incisore Teodoro Viero (1740 - 1819) ristampò un'ennesima volta la raccolta, fu necessario incidere nuovamente alcune stampe di Le Febre: tra queste l'Omnia Vanitas cheSeuter riprodusse in controparte rispetto al rame di Le Febre e che comparve come dodicesima tavola della Raccolta di opere scelte dipinte da Tiziano Vecellio, Antonio Regillo detto il Pordenone, Giacomo Robusti detto il Tintoretto, Paolo Calliari Veronese, Dario Varottari detto il Padovanino, Li Bassani, Giacomo Palma, Giuseppe Salviati e varj altri celebri Maestri della Scola Veneziana che fiorirono ne' tempi posteriori disegnate, ed incise in parte da Valentino Le Febre di Bruxelles et in parte da Silvestro Manaigo e da Andrea Zucchi Veneti di Teodoro Viero (cfr. MOSCHINI 1835ca, pp. 66-67). Una diversa versione, mancante della parte superiore con la tabella titolata, derivata forse dalla stampa di Seuter, è stata incisa da Giuseppe Rosaspina.