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in basso: MATER PVRISSIMA ORA PRO NOBIS
in basso a destra: Io Canos/F
La silografia appartiene al Fondo Barelli di Modena, e assai probabilmente fu falsificata dal cartolaio milanese con l'aggiunta della firma "Io Canos / F", chiaro riferimento all'incisore bolognese Giovanni Battista Canossa (Bologna ?-1747: KÖHN 1997, p. 172), autore della stampa precedente. Zotti Minici (1994) pubblica come opera autografa del Canossa un altro esemplare ottocentesco di questa incisione, conservato al Museo Civico di Bassano (inv. Inc. Bass. 2210); ma il divario qualitativo che intercorre tra il Cristo accusato dai Farisei (scheda n. 83005) -firmato dallo silografo bolognese- e questa Madonna Immacolata, caratterizzata da un intaglio più sin tetico, duro e legnoso, e la differenza tra le due firme, quella della stampa precedente tracciata con mano sicura, questa invece con una grafia tre mula e incerta, fanno pensare che la silografia in esame sia opera di un incisore anonimo, attivo nel XVIII secolo, falsificata da Barelli nella seconda metà dell'Ottocento. Certamente solo la visione diretta del legno, che finora non è stata possibile, potrebbe confermare in via definitiva questa ipotesi. Un'altra questione concerne la provenienza della matrice: per Zotti Minici essa appartenne alla stamperia dei Remondini ma nei cataloghi di vendita a cui lo studioso fa riferimento, editi nel 1778,1797 e 1817, si cita sol o una serie di "Santi in legno", e manca un elenco dettagliato dei soggetti delle singole silografie. Pare evidente perciò che, come già osservato d alla Goldoni (1995b, p. 40), senza ulteriori elementi non si può affermare con certezza la provenienza remondiniana del legno. Tra le immagini religiose di culto, quella della Vergine Immacolata ebbe grande diffusione soprattutto a partire dalla Controriforma, quando riprese l'iconografia della Donna dell'Apocalisse in piedi sopra la luna crescente, e con in capo una corona di dodici stelle (Apocalisse 12,1). La Madonna è Immacolata, cioè senza peccato, e per questo motivo schiaccia con un piede il serpente, simbolo del peccato originale (Genesi 3, 15). La posa del la Vergine ricorda in controparte e con lievi varianti la Madonna dell'Immacolata Concezione, un'incisione su rame di Ludovico Mattioli(1662-1747) tratta da una pala di Antonio Caccioli (SPIKE 1982, p. 53, n.19 (348) ill.), firmata "Ludovicus Matthiolus Academicus / Clementinus Bonon. Incidebat". Inoltre le assonanze sia nella struttura compositiva chenella postura della Vergine tra la stampa in esame e un'Immacolata Concezione di Ercole Graziani (Bologna 1688-1765), conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna (inv. 1148: MAZZA 1987, p. 204, n. 296 ill.), non fanno che confermar e implicitamente una datazione al Settecento per questa silografia, e forse una sua provenienza dall'Italia centrale.
Zotti Minici C.A., Le stampe popolari dei Remondini, Venezia 1994
Goldoni M., Le stampe Remondini, in Grafica d'arte, Milano 1995, VI, n. 24
Saur K.G., Allgemeines Künstlerlexicon: die Bildenden Künstler aller Zeiten und Völker, München-Leipzig 1992-, I-
Mazza A., Schede, in La Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo generale delle opere esposte, Bologna 1987
Spike J.T., The Illustrated Bartsch. Italian Masters of the Seventeenth Century. Crespi, Giovannini, Mattioli, Vaiani, G.B. Vanni et al., New York 1982, XLIII-165-