XVIII

Oggetto
stampa di traduzione
Soggetto
Madonna Immacolata
Editore
Barelli Pietro
Cronologia
1700 - 1799
Materia e tecnica
carta/ xilografia
Misure impressione
mm - altezza 375, larghezza 272
Misure foglio
mm - altezza 435, larghezza 305
Codice scheda
S_816
Collocazione
Trieste (TS)
Biblioteca civica Attilio Hortis
Iscrizioni

in basso a sinistra: PM

in basso: MATER PVRISSIMA ORA PRO NOBIS

La silografia è stata falsificata da Barelli con l'aggiunta del monogramma "PM", ispirandosi forse a quello di Peter Molyn il Giovane, detto il Tempestino (NAGLER 1858-1879, v. 4, p. 922, n. 3128). Essa copia un'opera di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato (Sassoferrato 1609-Roma 1685) , raffigurante la Vergine orante, replicata diverse volte dall'artista in formati leggermente differenti. Qui si fa riferimento alla versione conservata al Castello Sforzesco di Milano (MACÉ DE LÉPINAY 1990, p. 73, n.22 ill.), che mostra la Madonna atteggiata in una posa identica a quella della stampa in esame, con lo sguardo abbassato, le mani giunte, il velo tirato in avanti a ombreggiare il volto, e con le spalle cinte da un ampio manto dalle morbide pieghe. Anche due piccoli dettagli iconografici presenti nell'esemplare milanese, e non ad esempio nella versione autografa della Galleria Doria a Roma (MACÉ DE LÉPINAY 1990, p. 86, n. 31 ill.), dettagli quali le pieghettature della veste in corrispondenza del collo, e il camiciotto che fuoriesce da sotto la manica del braccio destro, riscontrabili anche nella stampa in esame, fanno pensare che questa silografia si rifà proprio alla versione milanese della Vergine orante, con l'unica variante della sostituzione dell'aureola con una corona di dodici stelle. Dall'opera del Sassoferrato, ispirata ad una composizione del Reni, furono tratte alcune stampe (MACÉ DE LÉPINAY 1990, p. 86), e perciò non si può escludere che l'incisione ricalchi una stampa derivata a sua volta dalla tela del Sassoferrato; infatti la presenza della puntinatura sul collo della Vergine e il fitto e sinuoso tratteggio sembrano essere dei tentativi di imitazione de gli effetti di morbido chiaroscuro tipici dell'incisione su rame. Un altro esemplare ottocentesco della Madonna Immacolata è conservato al Museo Civico di Bassano (inv. Inc. Bass. 2248) ed è stato recentemente pubblicato (ZOTTI MINICI 1994) come proveniente dalla stamperia dei Remondini. Nel testo, dove tra l'altro si riporta in modo errato il falso monogramma tralasciando la lettera "P", si fa riferimento ai cataloghi degli stampatori bassanesi del 1778, 1797 e del 1817, dove però si cita solamente una "Serie di Santi in legno", senza fare alcuna precisazione sui soggetti delle singole silografie. Perciò, come già affermato del resto dalla Goldoni ( 1995b, p. 40), in assenza di ulteriori elementi probanti bisogna mantenere il dubbio sulla provenienza della matrice. Considerati gli elementi rocaille che decorano la cornice e una certa grazia rococò che impronta l'immagine, l'incisione dovrebbe datarsi al XVIII secolo, testimoniando così la larga fortuna che ebbe nel tempo l'opera del Sassoferrato nell'ambito della stampa popolare di culto.

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BIBLIOGRAFIA

Zotti Minici C.A., Le stampe popolari dei Remondini, Venezia 1994

Goldoni M., Le stampe Remondini, in Grafica d'arte, Milano 1995, VI, n. 24

Macé De Lépinay F., Testi e schede, in Giovanni Battista Salvi "il Sassoferrato", Milano 1990

Nagler G. K., Die Monogrammisten, München 1858-1879, I-V

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