"Le Antichità di Aquileia sacre e profane" nascono nell'ambito delle ricerche archeologiche e di erudizione di un canonico friulano della prima metàdel Settecento: Giandomenico Bertoli (1676-1763). Dall'età di quarant'anni si distinse per l'attività di scavo e di raccolta di "anticaglie" nei pressi della antica città di Aquileia, sede del suo canonicato, nonché puntodi partenza della sua collezione privata, costituita soprattutto di epigrafi, tale da costituire in seguito il primo nucleo del futuro museo archeologico della città. Dall'idea iniziale di un taccuino privato ove incollare i disegni eseguiti su carte separate, l'opera venne configurandosi in unarticolato progetto di schedatura delle singole opere con relativa riproduzione in rame. Sarà il fratello Daniele Antonio, pittore di camera pressol'imperatore d'Austria, a disegnare l'antiporta figurata in apertura delvolume incisa da Francesco Zucchi, con Minerva in atto di porgere aiuto adAquileia giacente fra le sue rovine "che - il Marinoni sottolinea - è riuscit[a] di prodigiosa bellezza" (Vale 1946, p. 74). L'opera comprende 444pagine, 665 schede d'iscrizioni d'età romana e di oggetti, sigilli, monete, pitture d'età medioevale, corredate d'incisioni alla punta e all'acquaforte, nonché silografie riproducenti iscrizioni, secondo il criterio cronologico-gerarchico tipicamente settecentesco "per cui dopo i monumenti sacrialle divinità, vengono quelli riguardanti gli imperatori, i gradi dell'esercito, i pubblici uffici e quindi i privati in numero di 480. A questi seguono i monumenti cristiani dei primi secoli alla fine del Medioevo e un'aggiunta di 65 numeri di iscrizioni (Cuscito 1996, p. 19). L'opera risultaornata da alcune vignette e testate del Piazzetta, di carattere archeologico a formare "una specie di commentario al libro", oltre che essere "di spirito molto affine alle ricerche archeologiche che si conducevano in queitempi (Maxwell White-Sewter 1969, p. 19). Il contratto tra l'Albrizzi e ilBertoli prevedeva che il primo avrebbe consegnato un certo numero di esemplari nonché il disegno dell'antiporta all'autore che avrebbe pagato la spesa dei rami e dei legni. Il Bertoli consegnò il manoscritto nel 1737; lastampa del volume cominciò nella primavera del 1738, procedendo tra milledifficoltà, complice un tentativo di speculazione da parte dell'Albrizzi,tanto da indurre il Bertoli stesso, una volta riconosciuta la poca abilitàdell'intagliatore, di condurre a Mereto il modenesi Patrini che a sue spese conducesse a termine le più importanti incisioni (Someda 1948). A fine1739 comparivano i primi volumi stampati a un prezzo di 32 Lire presso illibraio Damiani a Udine (Vale 1946, p. 77). Apostolo Zeno il 20 luglio 1740 scriveva così al Bertoli: "I giorni addietro mi è stato consegnato a nome di V.S. Ill.ma un esemplare della sua opera [...]. Mi rallegro poi oltre i lmerito che per se ha l'opera, di vederla nobilmente impressa. Il disegno poi del frontespizio è mirabile e singolare, e basta dire, ch'esso siapensamento del vostro Sign. Suo fratello. Il Zucchi nell'intaglio si è portato assai bene, ma non è giunto alla perfezione dell'esemplare, che è incomparabile" (A. Zeno "Lettere", VI, 1785, pp. 57-58).
Menis G.C., Giandomenico Bertoli e i volumi inediti delle "Antichita' di Aquileia", in Gli scavi di Aquileia: uomini e opere e indici dal vol. XXXI al XL. Atti della XXIII settimana di studi aquileiesi (25-29 aprile 1992), Udine 1993
Cuscito G., Le "Antichita' di Aquileia" di Giandomenico Bertoli: il primo volume edito, in Gli scavi di Aquileia: uomini e opere e indici dal vol. XXXI al XL. Atti della XXIII settimana di studi aquileiesi (25-29 aprile 1992), Udine 1993, pp. 15-37
Maxwell White D./ Sewter A.C., I disegni di Giambattista Piazzetta nella Biblioteca Reale di Torino, Roma 1969
DBI, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1960-
DBI, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1960-
Someda De Marco P., Giandomenico Bertoli e la sua terra natale, Udine 1948
Vale G., Giandomenico Bertoli fondatore del Museo Lapidario di Aquileia e l'opera sua, Aquileia (UD) 1946
Zeno A., Lettere, Venezia 1785, I-VI