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sotto l'effigie di Pio VI in basso a destra: Cap. inc.
in alto: CHRONOLOGIA SVMMOR. ROM.RVM PONTIFICVM IN QVA HABENTVR VERAE EOR. EFFIG.ES EX ANTIQ.IS NVMISMATIB. ET PICTVRIS DELINEATAE, AC NOM.NA COGNOM.NA PATRIAE, ANNI, MENSES AC DIES CREAT.NIS PONTIFICAT. OBIT. AC SEDES VAC.TES AB ANASTASIO LVITPRANDO, PANVINIO, BARONIO, CIACONIO EXCERPTA
sotto la prima immagine in alto a sinistra: D. N. JESVS CHRISTVS/ SACERDOS IN AETERNVM
La grande stampa composita (cfr. Nodari 2005) fa parte della sezione iconografica piccolominea oggi in Biblioteca civica. Purtroppo per la sezione iconografica piccolominea manca quasi del tutto il materiale documentario che attesti il suo sviluppo: è probabile che Rossetti l'abbia considerata meno importante rispetto a quella petrarchesca, e questo potrebbe spiegare perché non la menzioni nel catalogo della raccolta del 1822, anche se si sa per certo che a quella data egli aveva già iniziato a raccogliere del materiale riguardante Pio II (scheda OA 51469). La sezione iconografica piccolominea non è stranamente menzionata nemmeno nell'Inventario ed estimo della libreria relitta dal defunto Dr. Domenico de Rossetti (PETR. Ms I 76). Quindi essa viene citata per la prima volta quando è già di proprietà della Biblioteca Civica dal bibliotecario De Lugnani, nel suo "Catalogo dei manoscritti delle sezioni Petrarchesca e Piccolominea" (PETR. Ms I 92), databile tra il 1850-51 e il 1857, nella parte che egli chiama "Miscellanea figurata appartenente alla II sezione Piccolominea". De Lugnani si limita qui ad elencare solo alcuni esemplari della raccolta, tra cui anche la stampa composita in esame, descritta come segue: "3. Carta in folio grande legata in tela in astuccio di legno: Chronologia summorum pontificum in qua habentur ecc. effigies ex antiquissimis numismatibus et picturis delineatae ac nomine cognomine patriae, anni, menses ac dies creativiis pontificati, obitus ac sedes vacantes ab Anastasio Luitprando, Panvinio, Baronio, Ciaconio excerpta. A San Pietro usque ad Pium VII inclusium. NB Quest'ultimo è aggiunto nelle carte de' ritratti l'ultimo era Pio VI ancora regnante" (PETR. Ms I 92). Accanto agli appunti di De Lugnani c'è l'indicazione di Francesco De Fiori, che ci dà delucidazioni sulla collocazione fisica dell'opera all'interno della sala petrarchesca-piccolominea, che era posta nel "Cassettone nel mezzo della sala/ Cassettino superiore a sinistra". Le stesse parole, scritte probabilmente ancora da De Fiori, compaiono anche su uno dei piatti dell'astuccio di legno nel quale è conservata la stampa, mentre sul dorso dello stesso c'è un etichetta in carta con la scritta in grafia ottocentesca "Misc. fig./ sez. II./ III.", cioè "Miscellanea figurata/ sezione seconda/ terzo" che corrisponde alla classificazione data da De Lugnani all'esemplare. De Fiori (1862) menziona la nostra stampa in una pubblicazione del 1862. La grande stampa composita raffigura 251 effigi di papi da San Pietro a Pio VI, che salì al soglio pontificio nel 1775: tutti i ritratti dei pontefici sono inseriti entro un ovale inquadrato in una cornice rettangolare, con sotto lo stemma di famiglia e una tabella in cui c'è scritto il nome, l'anno di elezione a papa e l'anno di morte. Solo sotto l'immagine di Pio VI, accanto alla data di elezione c'è scritto "Vivat feliciter" mentre la data di morte (29 agosto 1799) è aggiunta a penna. La datazione dell'acquaforte composita perciò dovrebbe collocarsi tra il 1775 e il 1799, ma potrebbe essere costituita anche da un collage di diverse edizioni, la cui esistenza è documentata dall'esemplare della Biblioteca Vaticana (coll. R.G. Storia I. 323), stampato nell'anno giubilare 1675. La stampa è infatti composta da fogli incisi da mani diverse, che sono almeno tre: la maggior parte dei ritratti da San Pietro (n. 1) a Marcello II (n. 223) rivelano una mano omogenea, un tratto piuttosto fermo e rigido nella delineazione delle figure che sono alquanto piatte. I ritratti nn. 224-235 (da Paolo IV a Gregorio XV) mostrano invece una mano più sciolta ed esperta nella resa del rilievo plastico dei ritrattati, e infine le effigi nn. 236-251 sembrano eseguite tutte da un solo incisore che si firma sotto al ritratto di Pio VI "Cap. inc.", e che è da individuare in Antonio Capellan (Venezia o Verona ante 1740-Roma 1793). Capellan è un incisore di estrema correttezza, che ha piena padronanza della tecnica incisoria, caratterizzata da una fine e sapiente tessitura bulinistica, atta a rendere la morbidezza degli incarnati. Allievo a Venezia di G. Wagner, è attivo a Roma dal 1756, dove incide vari ritratti di cardinali per la Calcographia R.C.A. La sua opera è soprattutto legata alle imprese di riproduzione di pitture e sculture famose conservate nei musei di Roma. Si noti inoltre che i fogli che compongono la stampa sono di varie dimensioni: quelli più grandi contengono 9 effigi e misurano 385x280 mm, ma la maggior parte di essi sono più piccoli e contengono un numero minore di ritratti, che perciò risultano essere variamente ritagliati e incollati sulla grande tela che fa da supporto alla stampa. Infine, come già segnalato da De Lugnani (PETR.Ms I 92), accanto al Ritratto di Pio VI è incollata l'effigie del suo successore, papa Pio VII (acquaforte, foglio mm 129x97), salito sul soglio pontificio nel 1800 e morto nel 1823, incisione sciolta che non fa quindi parte della stampa composita e che fu eseguita post 1823.
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
De Fiori F., Dalle raccolte rossettiane di cose del Papa Pio II, in Documenti raccolti e pubblicati in occasione di collocazione di busti enei sulla facciata del Duomo di Trieste in onore di Enea Silvio Piccolomini Vescovo di Trieste poi Papa Pio II di Andrea Rapicio Vescovo di Trieste, consigliere imperiale e di Rin, Trieste 1862