in basso a destra: TMarangoni
in basso al centro: 6/ XXX
in basso a sinistra: "OBLO' "
in basso a sinistra nel campo figurato: 19N153
Tra le xilografie più famose nella produzione di Tranquillo Marangoni, che ben merita il titolo di capolavoro, Oblò fu presentata nella sezione Bianco e Nero all’Esposizione Nazionale di pittura italiana contemporanea nel 1953 e in seguito acquistata dall’Università degli Studi di Trieste. Articolata, complessa e colma di particolari, venne pubblicata nel numero speciale della rivista “Umana” dedicato all’avvenimento, per poi suscitare unanime ammirazione nella storiografia artistica successiva; come segnalato di recente da Franca Marri, essa appartiene al tema dei “lavoratori del mare” che Marangoni affronta in quegli anni per illustrare il romanzo di Victor Hugo con ben 104 xilografie, mentre pare suggestivo e condivisibile l’accostamento fatto da Paolo Benedetti che vede in Oblò “l’attività fisica dell’intaglio della matrice che simboleggia il legame ideale dell’artista con il lavoro dei carpentieri e dei metallurgici dei cantieri navali”. A ben guardare, in termini prettamente formali, l’incisione va inserita nell’immediato passato di Marangoni e non nel futuro; accostata, infatti, alla serie del 1952 dedicata alla lavorazione delle rotaie ferroviarie, l’intaglio che caratterizza gli operai dell’Oblò è il medesimo dello Zappatore o dello Stringibulloni, con quelle stilizzazioni muscolari che fanno di Marangoni uno xilografo ben riconoscibile, che troverà nell’Autoritratto del 1954 il proprio raggiungimento estetico in una sorta di manifesto artistico del grande incisore friulano. Da quel momento egli abbandonerà le forme nette e volumetriche in favore di un horror vacui asfissiante e una descrizione della figura umana più ideale che neorealista.
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Gardonio M., Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2014
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