in alto al centro: STAMPA
in basso a sinistra: 8/ 61 Gaetano Pompa 1971
retro, in alto a sinistra: 51 X 70.5
Per Gaetano Pompa il patrimonio artistico che osserva nei luoghi in cui risiede durante la sua vita, è fonte iconografica e d’ispirazione. Nasce in Lucania, e, a causa dell’attività di insegnante del padre, si trasferisce a Tarquinia e dopo la guerra a Roma. Nella capitale si avvicina all’arte: pittura e incisione sono i primi interessi. Nel 1957 espone alla Galleria Obelisco e l’anno successivo lascia Roma per Monaco di Baviera dove risiede per tre anni allestendo diverse mostre personali. Rientrato a Roma è presente nuovamente alla Galleria Obelisco che gli organizza anche un’esposizione, con il pittore e amico Gustavo Foppiani, a New York presso la Galleria Knodler. A Roma frequenta l’Accademia tedesca di Villa Massimo, mantenendo così un legame con l’ambiente germanico, per lui foriero di successi e soprattutto di esperienze arricchenti. In questi anni romani l’artista è ormai affermato. Rispetto alle dominanti tendenze astratte ed informali, egli percorre le vie del figurativo: una forma espressiva che guarda all’arte arcaica e medievale. Rielabora motivi tratti dagli affreschi etruschi, dai mosaici bizantini, dalle tavole trecentesche, dai bestiari medievali, dai codici miniati, dai rilievi nordici. Si dedica alla pittura, incisone, disegno e scultura: ogni opera è popolata da creature fantastiche, personaggi singolari a volte nobili, a volte guerrieri, che si muovono in paesaggi aperti con qualche eremo o torre in lontananza. La superficie è riempita da decorazioni calligrafiche che spesso si sviluppano dalle forme delle figure e le circondano. Il colore squillante è steso in campiture omogenee, riempiendo gli spazi dello sfondo ancora liberi, evidenziando dei soggetti o delle parti della composizione, ad esso si aggiunge la foglia d’oro applicata come richiamo al mondo orientale. Nell’immaginario di Pompa le età antiche si mescolano in una dimensione surreale e in queste rappresentazioni compaiono elementi dalla contemporaneità, oggetti del vivere quotidiano inseriti in modo discreto al fine di agganciare le immagini al presente. Per lo stesso motivo e con un senso evocativo incastra lettere e scritte, italiane e straniere. Nella stampa ovale è descritta in primo piano la testa di una vipera a cui sono aggiunte le corna. Questo animale mostruoso è il solo elemento colorato: maculato e squamoso, con occhi cerulei, non ha un aspetto minaccioso, quanto fiabesco. Nello sfondo un paesaggio che ricorda i dipinti senesi del Trecento: due colline e un castello fortificato con una bandiera. In basso un uomo con mantello tiene legato un serpente: più che un eroe leggendario capace di eguagliare San Giorgio, sembra un nobile settecentesco che per diletto addomestica un serpente. Nel cielo volteggia un biplano e vicino la scritta “STAMPA”. La superficie della matrice è completamente incisa, anche il cielo è coperto da tratti fitti. Segni curvilinei modellano il portale del castello, la capigliatura e il mantello dell’uomo, le spire e le squame della bestia. Il serpente ricorre nell’opera di Pompa non solo per il suo significato simbolico: il lungo corpo si srotola con volute e il suo rivestimento si presta ad essere raffigurato attraverso arabeschi. Tirata in sessantun copie, questa stampa è stata impressa nel 1971 dalla Stamperia Caprini di Roma come testimonia il timbro a secco sul foglio.
Elio Bartolini Arte, Elio Bartolini. La collezione d'arte della Città di Codroipo, Udine 2011