recto, in basso a destra: Carolus Calcinoto Sculp. In Padova
intorno all'ovato: JOSEPH TARTINI
sul basamento: Hic fidibus scriptis clari hic magnus alumnis, / Cui par nemo fuit, forte nec ullus erit.
sullo spartito e sui libri: Corelli / ZARLINO / PLATO
Le fonti descrivono il musicista piranese Tartini come un uomo molto modesto e riservato. Forse è per questo che esistono solo tre suoi ritratti ritenuti autentici: una stampa di Carlo Calcinoto, un disegno di George Dance e un’opera di un pittore di scuola romana. L’incisione in esame, realizzata nel 1761 partendo da un disegno di Vincenzo Rota, oggi perduto, è probabilmente una prova d’artista della successiva versione, che riporta sul basamento della finta cornice l’iscrizione «Tartini haud potuit veracius exprimi imago: sive lyram tangat, seu meditetur, is est», non presente nella stampa in esame e aggiunta in seguito ad avvalorare l’uicità e la veridicità dell’immagine ripresa dal vivo. Si tratta infatti senza dubbio il ritratto più famoso di Tartini, ma anche quello da lui più disprezzato (C. Bombardini, “Giuseppe Tartini: Fundamental Questions”, in Giuseppe Tartini and the Musical Culture of the Enlightenment, 1, Berlin, Peter Lang, 2022, pp. 121-142). Nelle sue lettere a Giovanni Battista Martini, Tartini criticò infatti aspramente la diffusione della stampa di Calcinoto, che divenne, nella versione successiva, anche l’antiporta del volume Orazione del signor Abate Francesco Fanzago Padovano delle lodi di Giuseppe, uscito a Padova nel 1770. Nonostante questo molti artisti la copiarono e la rielaborarono anche nei secoli successivi.
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024