copertina di cuoio, in basso a sinistra: Bruno Croatto / 1924
La cartella, pubblicata da Croatto nel 1924 presso l’editrice triestina Parnaso, comprende dieci tavole completate da un frontespizio e da una presentazione firmata da Silvio Benco. Le dieci acqueforti presentano lastre di varie misure, tutte variamente titolate e datate 1924 nella lastra, ogni foglio è poi firmata a matita in basso a sinistra. I soggetti spaziano da Palermo a Cefalù e da Taormina al «Tempio d’Ercole» d’Agrigento («Girgenti»), passando per le capre di Castrogiovanni. Nella sua presentazione, Silvio Benco traccia di Croatto un’immagine di artefice ‘puro’, che, spinto dal puro desiderio di conoscere e di sperimentare nuovi mezzi espressivi, lavora soltanto rispettando le regole di un’arteche non può che essere basata sulla padronanza della manualità e, in vista della preparazione di una cartella di acqueforti: «poiché egli aveva un’idea molto vaga di quella tecnica, corse a Roma, se ne informò rapidamente, provvide i requisiti, tornò ad Orvieto, si costrusse il torchio colle sue mani, incominciò senz’altro a esercitarsi e a stampar prove. Le acqueforti fatte in quei primi tempi, meno sapienti, meno ricche di risonanze, hanno una freschezza, una palpitazione di chiaroscuro, che le renderà molto ricercate quando all’opera di codesto acquafortista si saranno assegnati i valori definitivi». Croatto è stato uno degli acquafortisti più conosciuti e stimati della prima metà del Novecento poiché, cercò sempre di proiettare concretamente dalla lastra di rame al foglio quelle sensazioni ed impressioni che, non condizionate da giochi di colore propriamente detti e fissate attraverso le gradazioni più sottili delle tonalità. Tutti aspetti ben presenti nella straordinaria serie di incisioni che raccontano una Sicilia ‘pittoresca’ e apparentemente dimessa ma di straordinario fascino.
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024