La stampa raffigura un volto di donna che si ritiene un autoritratto dell'autrice in età giovanile. «È lo stile, più che la firma, che «firma» le opere con indizi materiali: - afferma Dedieu nel considerare i volti raffigurati da Leonor Fini per la Délie, canzoniere del poeta cinquecentesco Maurice Scève - […] lo si percepisce senza mediazione, assolutamente, nei ritratti immaginari, nei quali l’esistenza dei volti è creata da un gioco di forme senza altro riferimento al di fuori del sogno del pittore. Liberati dall’imperativo di un soggetto da riprodurre, sono quasi pura aura visionaria.» Visionaria appare anche l’opera qui analizzata che, nella malìa dello sguardo e nell’indefinitezza estrema dello sfondo, rammenta molto le citate illustrazioni realizzate dalla Fini nel 1974, nonché la serie dei cosiddetti “passagers”, volti monocromi dalla parvenza di ectoplasmi, che l’artista esegue nel corso degli anni ottanta, prima di recuperare il linguaggio terso e la consistenza adamantina dei dipinti degli anni ’30 e ’40. Oltre a Magnetica, supposto autoritratto, il Museo Revoltella possiede un altro ritratto femminile della Fini (lascito Stavropulos) che, analogamente a questo, sembra coincidere ancora con le illustrazioni descritte da Dedieu, «come le impronte, le vestigia, gli affreschi, esse hanno la stranezza di ciò che vive solo in quanto essere doppio, ombre, eco, ricordo. La presenza rimanda a una essenza; non sono che apparizioni al limite fra l’essere e il non essere. È tuttavia, così mosso, ciò che, inimitabilmente, si rivela, è quanto può esservi di più personale: non soltanto un insieme di particolari fisici (occhio, naso, bocca) ma qualcosa di più intimo vi si ripete: lo stile di Leonor Fini, che è qui affioramento sempre lo stesso e mai simile del desiderio, l’iscrizione di un impulso, qualche cosa che guida ed è guidato, l’essenza medesima della seduzione.» (Dedieu, J.C., 1983, p. 7.). [s.g.]
Gregorat S., Schede, in Museo Revoltella Trieste. La donazione Kurländer, Trieste 2005
Dedieu J. C., Schede, in Leonor Fini, Casalecchio di Reno (BO) 1983