Franco Giacomo, XVII

Oggetto
stampa di traduzione
Soggetto
torsi femminili
Autore
Franco Giacomo (1550/ 1620) - incisore
Negretti Jacopo detto Palma il Giovane (1548-1550/ 1628) - disegnatore
Editore
Franco Giacomo
Cronologia
1611
Materia e tecnica
carta/ bulino
Misure impressione
mm - altezza 239, larghezza 175
Misure foglio
mm - altezza 263, larghezza 204
Codice scheda
S_8487
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Coronini Cronberg
Fondazione Palazzo Coronini Cronberg
Iscrizioni

La stampa era originariamente inserita nel trattato sul disegno pubblicato da Giacomo Franco nel 1611, il "De excellentia et nobilitate delineationis libri duo", del quale fu realizzata nello stesso anno anche una versione in lingua italiana, "Della Nobiltà del disegno diviso in due libri", nota esclusivamente grazie all'esemplare della Bibliothèque Nationale di Parigi. L'opera rivolta agli aspiranti artisti intendeva offrire una raccolta di esempi su cui esercitarsi. Per tale ragione comprende, oltre agli studi del corpo umano, un ricco repertorio di modelli antichi, preceduti da un'ampia introduzione, volta a sottolineare, secondo i principi teorici della tradizione toscoromana, l'importanza del disegno come fondamento della pittura e dell'arte. Stando all’esemplare degli Uffizi che, insieme a quello del Victoria and Albert Museum di Londra, è l’unico che sembra essersi conservato nella sua integrità, il primo libro del De excellentia, costituito da 14 tavole all’acquaforte e da 13 a bulino, presenta un repertorio di occhi, nasi, bocche, orecchie, teste, braccia, mani, torsi, gambe e piedi, derivati da disegni di Palma il Giovane, i cui rapporti di amicizia e collaborazione con il Franco sono ampiamente documentati da dediche e carte d’archivio. A Palma spetterebbe quindi non solo l’ideazione ma anche l’esecuzione delle 14 acqueforti, mentre i 13 bulini sono generalmente riferiti allo stesso Franco, nonostante la firma “Franco forma” rimandi in realtà solo al suo ruolo di editore. Il secondo libro contiene 36 studi di cammei, animali, rilievi e decorazioni di gusto archeologico, realizzati a bulino e all’acquaforte da Battista Franco. Si tratta probabilmente di quelle incisioni, di cui Giacomo aveva ereditato i rami, tratte dagli studi dall’antico che, stando alla testimonianza di Vasari, Battista “attendeva a disegnare” nell’ultimo periodo del suo soggiorno romano “per farne, come fece, un gran Libro, che fu opera lodevole” e che forse egli stesso avrebbe voluto dare alle stampe.

BIBLIOGRAFIA

Bragaglia Venuti C., Schede, in Stampe del XV e del XVI secolo, Gorizia/ Torino 2011