Casa via Ascoli n. 14, Gorizia

Localizzazione
Gorizia (GO)
Oggetto
casa
Denominazione
Casa via Ascoli n. 14
Uso storico
abitazione/ botteghe
Uso attuale
abitazione
Codice scheda
A_2280

Lo stabile si alza per tre piani fuori terra, con l’aggiunta di un livello sottotetto. Al piano terra, l’ingresso risulta decentrato a destra. Un portale ad arco a tutto sesto riquadrato da una solida cornice di pietra immette in un vestibolo che conduce al cortiletto retrostante, sul quale si affacciano dei ballatoi di legno. Si tratta di uno dei pochi esempi nei quali il collegamento verticale si sia mantenuto esterno. Sempre al piano terreno, due finestre affiancano un portoncino che immette nell’antica bottega; all’interno un grosso muro portante reca un’apertura ad arco. Una cornice marcapiano separa il livello inferiore dagli altri piani dell’edificio. Le finestre riquadrate da cornici di pietra risultano tra di loro tutte allineate regolarmente, contrariamente alla disposizione dei fori del piano terra. Al centro del secondo piano, retto da due mensoloni sagomati, si trova un balcone con ringhiera in ferro battuto. Sulla terrazza si apre una porta delimitata da stipiti con basi e capitelli modanati che terminano in sommità con un arco a tutto sesto collegato ad una cimasa ad architrave aggettante e modanata.

La presenza ebraica a Gorizia si consolida a partire dal Cinquecento, quando gli ebrei cominciano a svolgere un ruolo economico sempre più importante, nonostante le limitazioni e gli editti di espulsione. L’antico quartiere ebraico, il primo nucleo in cui risiedono gli ebrei goriziani, è situato alle pendici del castello. Nel 1684, su ordine dell’imperatore Leopoldo I, viene istituito il ghetto, nella “contrada di San Giovanni”, in una zona della città situata verso il torrente Corno. Si tratta di una zona periferica che si adatta bene alla nuova destinazione: chiusa a nord e a ovest dal corso d’acqua e a sud dalla chiesa di San Giovanni. Il trasferimento definitivo delle famiglie ebree avviene nei due anni seguenti. Dalla fine del Settecento, con l’abolizione di ogni sorta di discriminazione religiosa, gli ebrei goriziani diventano pienamente partecipi della vita civile ed economica della città. Possono infatti svolgere liberamente qualunque mestiere, in particolare la produzione di seta e cera, l’oreficeria, la concia delle pelli, il prestito di denaro e il commercio. All’inizio dell’Ottocento, sotto la dominazione francese, il ghetto viene definitivamente abolito con l’estensione agli ebrei di tutti i diritti civili. La via principale del ghetto, intitolata nel 1880 a Graziadio Isaia Ascoli, noto glottologo di origine goriziana, in seguito ai provvedimenti razziali del 1938, nel 1940 viene rinominata via Tunisi. Durante l’occupazione nazista nel novembre del 1943 tutti gli ebrei rimasti in città vengono arrestati e deportati. La via riprende il nome di Ascoli solo nel 1950. La strada principale del ghetto, sviluppatasi a partire dal XVIII secolo, ancora oggi mantiene in gran parte il suo aspetto originario. Le strutture edilizie costituiscono un organismo continuo, dal quale si dipartono dei corpi perpendicolari all’asse stradale. I fronti strada si caratterizzano per le case alte, le cornici in pietra delle aperture, i caratteristici balconi in ferro battuto, il portone d’ingresso sormontato da un arco affiancato dai fori laterali a servizio dei locali a destinazione non abitativa. Al piano terra si trovavano le botteghe e ai piani superiori le abitazioni, mentre l’ultimo piano era la sede del setificio, una delle attività più fiorenti del ghetto, capace di impiegare centinaia di addetti, tra i quali molti cristiani. Nel 1728 – prima fra le altre di Gorizia - la via principale del ghetto viene pavimentata con un manto stradale in ciottoli. Qualche decennio dopo, nel 1756, sempre nel cuore del ghetto, viene costruita la sinagoga di rito ashkenazita, ricavata dall’ampliamento di un oratorio realizzato nel 1699. L’aspetto attuale dell’edificio, con il doppio portale di ingresso, il rosone e le tavole della legge in caratteri ebraici, è frutto del restauro realizzato dall’ingegnere Emilio Luzzatto nel 1894. Negli anni Cinquanta del Novecento, il quartiere viene risanato, a seguito della demolizione di alcuni edifici fatiscenti che sorgevano in aderenza alla sinagoga. Molte delle antiche case di via Ascoli, dopo decenni di abbandono e decadenza, sono state acquisite dall’attuale Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale e sono state oggetto di un accurato restauro.

Muratura in pietrame, intonacata. Ballatoi di legno sul cortile interno. Solai dei piani superiori in travature di legno. Struttura del tetto in legno e manto di copertura in coppi.

BIBLIOGRAFIA

Roselli A., Il ghetto di Gorizia: edilizia e urbanistica, in Ha-tikvà: la speranza attraverso l'ebraismo goriziano, Monfalcone (GO) 1991

Spangher L., Il ghet, in Sot la Nape, Udine 1975, a. 27, n. 4

Dove si trova