Architetture goriziane (prima parte)

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Architetture goriziane (prima parte)

DAL RINASCIMENTO ALLA CONTEMPORANEITÀ
Parlare di Gorizia come una città di confine può sembrare alquanto riduttivo e impreciso. Meglio sarebbe definirla città di frontiera, un luogo che nel corso della sua millenaria storia è stato crocevia di popoli provenienti dalle terre slave, dall’area mediterranea e dal mondo mitteleuropeo. Il tessuto urbano di Gorizia ha una storia secolare. Tracce medioevali, frammenti rinascimentali, testimonianze veneziane, memorie ebraiche, evidenze asburgiche ed esperienze novecentesche si sovrappongono e si amalgamano in una concatenazione di architetture. Ciascuna identità possiede una propria immagine, veicolata attraverso linguaggi via via differenti.

DIMORE STORICHE IN BORGO CASTELLO
Da Borgo Castello si può godere della vista panoramica sulla città e sui colli circostanti. Dal punto più elevato di Gorizia si irradia lo sviluppo urbanistico, sociale e culturale della città isontina. 
La Porta Leopoldina (A_2235) consente l’accesso alla cittadella fortificata. Viene compiuta nel 1660 in occasione della visita in città dell’imperatore Leopoldo I da cui prende il nome. Il portale si caratterizza per il particolare bugnato in conci semicilindrici che riveste la parte superiore del varco. Ai lati della porta si trovano gli stemmi della Contea e del Capitano di Gorizia. Più sopra campeggia l’aquila bicipite, simbolo dell’impero asburgico, sostituita in epoca fascista da fasci littori, poi rimossi dopo la seconda guerra mondiale.
Dal Trecento alla seconda metà del Cinquecento, all’interno della cerchia muraria e a ridosso del Castello si compie il processo di urbanizzazione del primo nucleo cittadino. Successivamente, l’espansione si sposta ai piedi del colle, lasciando il Borgo Castello quale luogo degli affari militari e governativi della città. Interessante è l’attuale complesso dei Musei provinciali, ospitati nella casa Dornberg (A_2563), nella casa Tasso (A_2354), nella casa Formentini (A_2296) e nell’ottocentesca cappella Dornberg (A_2293).
Questi ricchi e prestigiosi edifici portano i nomi di alcune delle più autorevoli casate goriziane che costruiscono le proprie residenze proprio sotto le mura del Castello, sede del potere militare e politico della Contea. L’aspetto attuale di questi edifici prospicienti la via e affiancati l’un l’altro è frutto di una serie di compravendite, ampliamenti, rifacimenti, accorpamenti, smembramenti e variazioni d’uso. Se nell’Ottocento le strutture ospiteranno l’orfanotrofio di Contavalle, nel Novecento diventeranno sede museale, attuale e definitiva sistemazione.
Sempre nella cerchia muraria del Castello di Gorizia si erge la mole della cinquecentesca casa Panizzolo-Morassi (A_2237). Nel corso dei secoli viene più volte rimaneggiata e ampliata, passando più volte di proprietà. Dagli anni Settanta del Novecento lo stabile - attualmente in fase di restauro - ospita la locanda “Lanterna d’Oro”.
Da ricordare pure la casa Rassauer (A_2241), edificio quattrocentesco dal caratteristico porticato ad archi. Realizzato dal patrizio goriziano Wolfgang Rassauer, oggi, dopo anni di degrado, abbandono e restauri, lo storico edificio è finalmente riqualificato e recuperato, nell’ottica di un prossimo rilancio culturale e turistico di Borgo Castello.

VIA ASCOLI E LA COMUNITÀ EBRAICA
Alle spalle del maestoso palazzo Attems-Petzenstein si estende quello che un tempo era il ghetto ebraico, istituito alla fine del Seicento e cresciuto urbanisticamente lungo via Ascoli, l’arteria principale del quartiere. Ai lati della via si allineano le case più antiche che formano un fronte strada continuo. La storia del ghetto e della comunità ebraica di Gorizia è travagliata e complessa, contraddistinta da concessioni, chiusure, controlli, discriminazioni e deportazioni. Le distruzioni attuate nel ghetto negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento ne stravolgono l’aspetto originario. Percorrendo via Ascoli si respira questa storia secolare.
Alcuni tra i più interessanti edifici che prospettano sulla via sono caratterizzati dalla distribuzione regolare delle finestre e da ricercati balconi di pietra ornati con ringhiere in ferro battuto. In linea di massima i fabbricati – realizzati tra il XVII e il XVIII secolo – sono organizzati allo stesso modo: al piano terreno si trovano le botteghe artigiane e i negozi, mentre ai piani superiori si trovano le abitazioni. Molte di queste case si aprono internamente su cortili sui quali si affacciano suggestivi ballatoi (A_2270, A_2272, A_2274, A_2280, A_2284). Una delle più eleganti costruzioni settecentesche del ghetto si trova al civico numero 20 (A_2360). Collocato a poca distanza dalla sinagoga, l’edificio presenta una facciata dall’andamento che segue il profilo della strada. Un altro esempio significativo lo si trova al civico numero 3. Casa Iona (A_2281) ha una pianta irregolare e si compone di più corpi di fabbrica, con un ampio cortile interno.
All’inizio della via, si può apprezzare casa Ascoli (A_2337), edificio intitolato all’illustre glottologo Graziadio Isaia Ascoli che qui vi nasce nel 1829. L’immobile, già esistente prima dell’istituzione del ghetto ebraico, assume l’aspetto attuale tra il XVIII e il XIX secolo. La sua facciata principale si caratterizza per la rigorosa impostazione simmetrica, con al centro il portale di accesso ad arco e in alto un timpano.
Nel 1756, nel cuore del ghetto di Gorizia viene eretta la sinagoga (A_2305), ristrutturata nel 1894 su progetto dell'ingegnere Angelo Emilio Luzzatto. Affacciata su via Ascoli, l’attuale sinagoga si presenta con un ingresso ad archi, un rosone con la stella di Davide e un tetto a capanna sormontato dalle tavole della legge. L’ampio edificio ospita oggi il Museo della Gerusalemme sull'Isonzo e della comunità ebraica goriziana. È soprattutto in questo edificio che si colgono pienamente la ricchezza culturale, la memoria e l’identità degli ebrei goriziani.

I LUOGHI DELL’ABITARE
A Gorizia sono numerosissime le palazzine residenziali e le ville di pregio storico e architettonico. Sarebbe arduo compilare una lista completa ed esaustiva. Si possono però individuare alcuni edifici maggiormente significativi. Tra le varie dimore storiche spicca casa Lenassi (A_2262), un’antica costruzione del XVI secolo, dalla pianta irregolare e alquanto articolata, situata ai piedi del colle del Castello. Dal portone d’ingresso, lungo via Marconi, un passaggio conduce al cortile interno sul quale si affacciano dei loggiati sovrapposti su tre ordini, caratteristici dell’architettura goriziana di impronta austriaca.
Alla fine del Cinquecento il barone Giovanni Cobenzl fa erigere per la sua casata un palazzo signorile (A_2267) dall’impianto a corte, nei pressi dell’attuale piazza della Vittoria. Dal Settecento è la sede della Curia arcivescovile di Gorizia.
Villa Studeniz (A_2307), conosciuta come villa Louise, è una grande villa nobiliare di origine seicentesca, ampliata nei secoli successivi e passata più volte di proprietà. Dopo un periodo di abbandono e degrado l’immobile è attualmente oggetto di lavori di restauro.
Palazzo Attems Santa Croce (A_2316) è un complesso edilizio settecentesco, attribuito all’architetto Nicolò Pacassi, e trasformato poi in seguito. Concepito sullo schema dei palazzi veneti, si caratterizza per la facciata principale di gusto neoclassico e per un loggiato posteriore apprezzabile dall’ampio giardino. Dall’inizio del Novecento è la sede municipale di Gorizia.
Il palazzetto de’ Grazia (A_2247) viene edificato nella metà del Settecento nel cuore della città, tra il corso Italia e via Oberdan, di fronte al mercato coperto e al palazzo delle Poste, entrambi novecenteschi. L’edificio si presenta come un complesso edilizio a corte a pianta quadrangolare, dai fronti strada scanditi da finestre regolari e dal portale d’accesso ad arco. Nel 1797 l’edificio ospita Napoleone Bonaparte durante la sua campagna italiana in Friuli. Nel corso dei secoli passa più volte di mano, mentre oggi è di proprietà comunale ed è fruito da una associazione culturale di promozione musicale.
Palazzo Alvarez (A_2245) sorge nell’attuale via Diaz e risale al 1757. L’edificio, intitolato al marchese spagnolo Francesco Alvarez Telles de Menesses, nasce come un orfanotrofio maschile; in seguito diventa un ospedale per lungodegenti gestito dall’ordine religioso dei Fatebenefratelli. Da tempo è a disposizione di enti pubblici e privati, diventando uno dei luoghi di ricerca e studio più significativi della città.
Casa Strassoldo (A_2350) è una palazzina che si trova nell’attuale via Santa Chiara, in testa al viale XX Settembre e di fronte all’area del vecchio mercato all’ingrosso. Nonostante vari restauri e trasformazioni attuati nel corso del tempo, le facciate principali esibiscono una ricca decorazione floreale in stucco, forse di fattura ottocentesca.
Palazzo Lenassi (A_2344), situato in via IX Agosto, risale invece alla metà dell’Ottocento, dopo la formazione del viale di collegamento tra il centro storico e la stazione ferroviaria. Commissionata dal mecenate goriziano Oddone Lenassi, la palazzina si presenta con le sue linee eclettiche tipiche delle nuove dimore borghesi. Nel corso degli anni l’edificio viene più volte rimaneggiato. Oggi lo stabile è sede universitaria. 
Villa Ritter de Zahony Brunner (A_2348) è un’elegante villa ottocentesca, immersa in un grande parco in località Straccis, lontano dal centro storico cittadino. I Ritter, nella seconda metà dell’Ottocento, fondano una colonia industriale di notevoli dimensioni e l’origine della villa padronale è collegata a quella della vicina antica filanda. 
Anche palazzo Formentini (A_2398) è un edificio ottocentesco. Sorto come villa padronale agli inizi degli anni Sessanta del XIX secolo, l’edificio diventa in seguito albergo e infine Ginnasio. Attualmente è la sede del liceo classico cittadino. Progettato dall’architetto Federico Fayenz, si presenta con fronte principale segnato da serliane con balconi, portali ad arco e corpi a torre.
Tra il 1872 e il 1873 l’architetto Leopoldo de Claricini Dornpacher cura la realizzazione del palazzo Claricini (A_2415), dislocato lungo l’attuale corso Italia. Il fabbricato occupa un lotto d’angolo, all’intersezione con la via Generale Cascino. L’immobile, caratterizzato dal vertice fortemente arrotondato, diventa nel Novecento la casa del Mutilato.
Casa Rossi (A_2414) è situata lungo il corso Italia, molto vicina alla stazione centrale. Edificata tra la fine dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento, l’elegante palazzina per appartamenti presenta una certa originalità compositiva con spunti di tipo eclettico ed un apparato decorativo di gusto neorinascimentale. È riconoscibile per le ampie terrazze sorrette da colonnine e putrelle metalliche.
In via Bosizio - una strada laterale del corso Italia nei pressi dalla stazione ferroviaria - spunta la piccola cupola orientaleggiante di villa Giulia (A_2475), un’elegante abitazione signorile di gusto eclettico.
In corso Verdi, di fronte al giardino pubblico, nei primissimi anni del Novecento viene realizzato il palazzo dell’Associazione Cooperativa di Credito di Gorizia (A_2420), su progetto dell’ingegnere triestino Giorgio Polli. Le linee architettoniche dell’edificio sono inconfondibili. Polli opta per uno stile riconducibile al tardo gotico veneziano, proponendo inoltre elementi neorinascimentali. Sulla facciata principale si ritagliano così bifore, trifore, archi fiammeggianti, fasce e marcapiani decorati, rivestimenti di pietra e mattoni faccia a vista. 
Dalla parte opposta della città, lungo l’allora corso Francesco Giuseppe oggi corso Italia, il ricco banchiere ebreo Andrea Iona incarica l’architetto Girolamo Luzzatto di costruire un’elegante palazzina (A_2418). L’edificio per appartamenti viene realizzato tra il 1909 e il 1910 e si contraddistingue per gli accenti eclettici e gli elementi decorativi della facciata neorinascimentale. 
La facciata principale di casa Drufuca (A_2399) vanta un ricco apparato decorativo di gusto eclettico con elementi spiccatamente liberty. L’edificio, che sorge in una zona decentrata rispetto al centro storico, è attribuito all’architetto Carlo De Finetti e risale agli anni Dieci del Novecento.
L’eclettica villa Sussi (A_2464) risale alla metà degli anni Venti e sorge nell’angolo prospiciente alla villa Studeniz-Louise. Inserita armoniosamente nel contesto circostante, si pone in relazione con i fabbricati limitrofi, edificati un decennio prima. L’edificio si contraddistingue per le murature in mattoni a vista e per gli elementi decorativi propri dell’architettura liberty.
Risale invece alla fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta il complesso residenziale che si attesta sulla piazza Medaglie d’Oro tra le vie Pellico e Corsica. Il fabbricato, realizzato per conto dell’I.N.C.I.S., ente preposto alla realizzazione di case per gli impiegati dello Stato (A_2453), viene ideato dall’ingegnere Riccardo Del Neri, negli stessi anni impegnato nella progettazione del cimitero centrale. Le linee compositive della struttura sembrano ispirarsi ai caratteri dell’arte viennese congiunti all’architettura milanese degli anni Venti.

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