Animali addosso: gioielli zoomorfi nelle collezioni Coronini

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Animali addosso: gioielli zoomorfi nelle collezioni Coronini Cronberg

La collezione di gioielli Coronini Cronberg, costituita da monili databili dalla fine del XVIII all’inizio del XX secolo appartenuti alle ultime generazioni della nobile famiglia goriziana, riunisce pezzi di varia fattura e provenienza. In generale la raccolta offre uno spaccato delle varie tendenze della produzione orafa nel corso dell’Ottocento, dal gioiello sentimentale, al gioiello di gusto archeologico e naturalistico, con una straordinaria varietà di lavorazioni e di materiali.

Nell’ambito dell’oreficeria i motivi zoomorfi conobbero sempre un’enorme fortuna, anche in virtù del significato simbolico che solitamente si associava ad alcuni animali in particolare. È il caso del serpente, riprodotto ripetutamente nel XIX secolo, su bracciali e anelli per la sua associazione al concetto di infinito e quindi a un legame affettivo duraturo. A tale successo, che aveva cominciato ad affacciarsi già in epoca neoclassica, contribuì in maniera determinante la regina Vittoria che, oltre a sfoggiare un  bracciale a serpente in occasione della sua prima seduta in Parlamento nel 1837, aveva ricevuto dal principe Alberto come dono di fidanzamento un anello di smeraldi costituito da un uroboros, il serpente che si morde la coda, antichissimo  simbolo di eternità, trasformato in un emblema di amore imperituro e indissolubile.

La passione per la caccia, e per altre attività sportive come l’equitazione e le corse che nell’Inghilterra del XIX secolo godevano di grande popolarità presso le classi aristocratiche, fece sì che cavalli, cani, lepri e volpi divenissero motivi  frequenti su preziosi accessori maschili, come gemelli, bottoni da sparato e spilloni da cravatta. Alla predilezione per i cosiddetti gioielli “sportivi” sono legati pure gli spilloni sormontati da un ferro di cavallo. Motivo divenuto popolarissimo nel corso dell’Ottocento tra gli amanti delle corse, il ferro di cavallo, pur essendo giudicato da molti un abominio estetico o una vera e propria “diavoleria” moderna,  verso la fine del secolo, in virtù della sua fama di portafortuna,  veniva addirittura scambiato come dono tra fidanzati , affacciandosi non di rado sugli stessi ornamenti femminili.

Tra le tante mode bizzarre che nel corso del XIX trassero ispirazione dal mondo animale vi fu anche la strana passione per gli ornamenti a forma di insetto. Dopo il 1860, infatti, si assistette all’imperversare di spille che raffiguravano non solo api, farfalle e libellule, ma anche creature decisamente più ripugnanti come mosche, ragni, scarafaggi e persino lumache. La grande popolarità di questi ornamenti indossati su corpetti, maniche, spalle, tra i capelli o su veli e cappelli toccò persino la madre del conte Guglielmo Coronini, Olga Westphalen Fürstenberg, alla quale apparteneva la spilla a forma di ape esibita nel ritratto a pastello della pittrice Auguste Šantel.

Accanto agli insetti la gioielleria dell’Ottocento vide anche un vero e proprio proliferare di scarabei, la cui diffusione, tuttavia, non era legata tanto all’interesse per il mondo naturale quanto a quello per la storia e l’antichità. Realizzati a intaglio su pietre dure o semipreziose, avevano conosciuto una costante fortuna fin dai tempi del primo Impero, grazie all’influenza dei manufatti egizi – riportati in auge nel 1869 dopo l’apertura del canale di Suez –, e al loro impiego nei monili “all’etrusca” di Fortunato Pio Castellani.

Particolarmente interessante è anche la parure composta da orecchini e spilla decorati con l’immagine di un delfino, che, come hanno svelato i documenti della famiglia Coronini, furono ricavati da una serie di bottoni donati dalle figlie dell’imperatrice Elisabetta d’Austria al viceammiraglio Oscar Cassini, come ricordo della madre.