Casa Ascoli, Gorizia

Localizzazione
Gorizia (GO)
Oggetto
casa
Denominazione
Casa Ascoli
Ambito culturale
maestranze locali
maestranze locali
Uso storico
abitazione
Uso attuale
non in uso - sede associazioni
Codice scheda
A_2337
Iscrizioni

prospetto principale, p.1: QUI VISSE / DAL 1829 AL 1861 / GRAZIADIO ISAIA ASCOLI / CHE / DA QUESTA ESTREMA TERRA LADINA / S’ADERSE / SOVRANO FRA I LINGUISTI / GLORIA D’ITALIA NEL MONDO / GORIZIA / IL GRANDE FIGLIO / ORGOGLIOSA / RICORDA / PER VOTO DEL CONSIGLIO COMUNALE

Casa Ascoli è situata in testa alla via omonima, in corrispondenza della piazzetta antistante alla chiesa di San Giovanni. L’aspetto attuale è ascrivibile agli interventi effettuati tra il Settecento e l’Ottocento. Il fabbricato presenta un notevole interesse storico e architettonico. Prima delle modifiche di gusto classicheggiante e prima dell’istituzione del ghetto ebraico, l’edificio preesistente presentava una configurazione differente. Attualmente la costruzione presenta due piani fuori terra ed è caratterizzata, nella facciata principale, da un rigoroso asse di simmetria. Al centro trovano posto il portale di accesso dal profilo arcuato e in alto un timpano con occhio centrale, sovrapposto al vigoroso cornicione. La facciata principale si caratterizza per il basamento in bugnato. Più sopra, una cornice marcapiano modanata aggettante e una fascia sottodavanzale decorata con motivi a formelle geometriche sagomate, separano il livello superiore interamente intonacato. Al piano terra, il portale ad arco ribassato è sottolineato da una cornice in conci di pietra. Ai suoi lati, sono presenti due ambienti originariamente ad uso commerciale, le cui aperture sono costituite da una porta centrale e da due finestre laterali, con cornici lineari in pietra a filo della muratura. Questo schema ternario riprende la tradizionale conformazione delle botteghe del ghetto ebraico goriziano. Il prospetto su via Ascoli presenta al primo piano sei finestre evidenziate dal timpano e da un motivo decorativo sotto i davanzali. La stessa tipologia di finestre la si ritrova nelle aperture del prospetto laterale, privo però della finitura a bugnato del piano terreno. Sul fronte rivolto verso la piazzetta della chiesa di San Giovanni si aprono sei finestre verticali dalla semplice cornice lineare. Dal retro dell’edificio si sviluppano due lunghi corpi di fabbrica innestati al volume principale che delineano il cortile interno. Prima degli interventi di ristrutturazione dell’immobile, il prospetto posteriore presentava due archi a sesto ribassato al piano terra e un balcone balaustrato al primo piano. Oggi questo prospetto si presenta in modo differente: l’arco a sinistra è stato chiuso e l’antico terrazzino è stato rimosso. Anche i corpi laterali sono stati trasformati nel corso degli anni. Due terrazze al primo piano si affacciano sulla corte. Quella più recente è realizzata con una soletta in cemento armato, mentre quella più antica è sorretta da mensole in pietra sagomate. Nell’androne a destra una scala conduce al primo piano. Qui gli ambienti conservano ancora delle ricche decorazioni originarie, restaurate in tempi relativamente recenti: la pregevole scala interna con balaustrata di legno e intrecci di volute e racemi vegetali in ferro battuto, soffitti cassettonati con decorazioni di cartapesta, alcune monumentali porte di legno scolpite con elementi fitomorfi e putti in cartapesta, una stufa in maiolica smaltata con decorazioni di impronta secessionista.

L’edificio oggi conosciuto come Casa Ascoli risale a prima dell’istituzione del ghetto ebraico. Assume l’aspetto attuale tra il XVIII e il XIX secolo, seguendo il gusto neoclassico dell’epoca. Nel 1880 l’edificio viene intitolato all’illustre glottologo Graziadio Isaia Ascoli che qui vi nasce nel 1829. La presenza ebraica a Gorizia si consolida a partire dal Cinquecento, quando gli ebrei cominciano a svolgere un ruolo economico sempre più importante, nonostante le limitazioni e gli editti di espulsione. L’antico quartiere ebraico, il primo nucleo in cui risiedono gli ebrei goriziani, è situato alle pendici del castello. Nel 1684, su ordine dell’imperatore Leopoldo I, viene istituito il ghetto, nella “contrada di San Giovanni”, in una zona della città situata verso il torrente Corno. Si tratta di una zona periferica che si adatta bene alla nuova destinazione: chiusa a nord e a ovest dal corso d’acqua e a sud dalla chiesa di San Giovanni. Il trasferimento definitivo delle famiglie ebree avviene nei due anni seguenti. Dalla fine del Settecento, con l’abolizione di ogni sorta di discriminazione religiosa, gli ebrei goriziani diventano pienamente partecipi della vita civile ed economica della città. Possono infatti svolgere liberamente qualunque mestiere, in particolare la produzione di seta e cera, l’oreficeria, la concia delle pelli, il prestito di denaro e il commercio. All’inizio dell’Ottocento, sotto la dominazione francese, il ghetto viene definitivamente abolito con l’estensione agli ebrei di tutti i diritti civili. La via principale del ghetto, intitolata nel 1880 a Graziadio Isaia Ascoli, noto glottologo di origine goriziana, in seguito ai provvedimenti razziali del 1938, nel 1940 viene rinominata via Tunisi. Durante l’occupazione nazista nel novembre del 1943 tutti gli ebrei rimasti in città vengono arrestati e deportati. La via riprende il nome di Ascoli solo nel 1950. La strada principale del ghetto, sviluppatasi a partire dal XVIII secolo, ancora oggi mantiene in gran parte il suo aspetto originario. Le strutture edilizie costituiscono un organismo continuo, dal quale si dipartono dei corpi perpendicolari all’asse stradale. I fronti strada si caratterizzano per le case alte, le cornici in pietra delle aperture, i caratteristici balconi in ferro battuto, il portone d’ingresso sormontato da un arco affiancato dai fori laterali a servizio dei locali a destinazione non abitativa. Al piano terra si trovavano le botteghe e ai piani superiori le abitazioni, mentre l’ultimo piano era la sede del setificio, una delle attività più fiorenti del ghetto, capace di impiegare centinaia di addetti, tra i quali molti cristiani. Nel 1728 – prima fra le altre di Gorizia - la via principale del ghetto viene pavimentata con un manto stradale in ciottoli. Qualche decennio dopo, nel 1756, sempre nel cuore del ghetto, viene costruita la sinagoga di rito ashkenazita, ricavata dall’ampliamento di un oratorio realizzato nel 1699. L’aspetto attuale dell’edificio, con il doppio portale di ingresso, il rosone e le tavole della legge in caratteri ebraici, è frutto del restauro realizzato dall’ingegnere Emilio Luzzatto nel 1894. Negli anni Cinquanta del Novecento, il quartiere viene risanato, a seguito della demolizione di alcuni edifici fatiscenti che sorgevano in aderenza alla sinagoga. Molte delle antiche case di via Ascoli, dopo decenni di abbandono e decadenza, sono state acquisite dall’attuale Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale e sono state oggetto di un accurato restauro.

Muratura portante in pietrame intonacata; solai originari in legno; alcuni solai sostituiti con orizzontamenti in latero-cemento; coperture in legno e manto di copertura in coppi.

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BIBLIOGRAFIA

Roselli A., Il ghetto di Gorizia: edilizia e urbanistica, in Ha-tikvà: la speranza attraverso l'ebraismo goriziano, Monfalcone (GO) 1991

Spangher L., Il ghet, in Sot la Nape, Udine 1975, a. 27, n. 4

Dove si trova