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L’edificio viene costruito in prossimità del vertice settentrionale della piazza della Vittoria, la piazza più significativa della città, proprio all’intersezione con via dell’Arcivescovado. La palazzina occupa interamente il fronte strada di un lotto relativamente stretto e allungato. La facciata principale dell’edificio è allineata al fronte edificato che prospetta sulla piazza, in aderenza agli edifici esistenti; il fabbricato supera di un piano in altezza i fronti dei due edifici che lo affiancano. L’impaginato del prospetto si presenta estremamente semplice, pulito e dalle geometrie rigorose e razionali, con una predominanza delle linee orizzontali. Per Licio Damiani, questo edificio di Cuzzi sembra dotato di “una ancora più distillata rigorosità geometrica”. Il piano terreno – rivestito da uno zoccolo in lastre di pietra artificiale e da una fascia marcapiano – ospita le vetrine di negozi. Sopra gli spazi commerciali, l’edificio si sviluppa con ulteriori tre livelli; per ogni piano trovano spazio due appartamenti di diverse metrature. Il cornicione e due lesene di mattoni a vista concludono la facciata. La distribuzione interna dei vani persegue la miglior funzionalità degli spazi. La facciata, ai piani superiori destinati alle residenze, era in origine intonacata uniformemente di color giallo polenta. Finestre con avvolgibili e serramenti a listelli di legno la ripartiscono in diverse sezioni. Lo schema delle aperture, riquadrate da una sottile cornice bianca – risulta estremamente simmetrico. Solo l’ingresso alla palazzina risulta decentrato verso destra. Gli appartamenti sono forniti di terrazze le cui balaustre di cemento bianco presentano un andamento ancora una volta orizzontale. Cuzzi cura particolare attenzione anche alla facciata secondaria, quella rivolta verso il cortile interno ad uso esclusivo dei condomini e delle attività commerciali. Mantenendo il suo rigore formale, Cuzzi dota la facciata retrostante di finestre verticali più sottili rispetto a quelle sul fronte principale e di un terrazzino per ciascun alloggio. In particolare, è interessante segnalare il volume emergente del vano scala, illuminato da quattro grandi oculi circolari posti in corrispondenza dei pianerottoli. La copertura è a due falde, con un manto in coppi. Internamente, la scala condominiale è realizzata con alzate e pedate in lastre di pietra a sbalzo alle quali è collegata una ringhiera in lame curvate e montanti metallici.
Casa Krasceh viene progettata nel 1932. Umberto Cuzzi, nel corso degli anni Trenta, progetta e realizza a Gorizia ville e case per appartamenti. Queste ultime sono “abitazioni da reddito”, realizzate per la committenza borghese cittadina. Si tratta dei primi condomini goriziani.
Fondazioni in pietra e calcestruzzo armato. Struttura portante in muratura di mattoni intonacata. Solai interpiano in laterocemento. Struttura del tetto in travi di legno e manto di copertura in coppi di laterizio. Scale interne in pietra.
Uccello E., Umberto Cuzzi architetto. Gli anni del razionalismo e l'attività goriziana 1928-1935, in Studi Goriziani, Gorizia 1990, LXXII, luglio-dicembre
Pozzetto M., Umberto Cuzzi architetto, in Iniziativa Isontina, Gorizia 1974, a. 16, n. 2
Damiani L., Arte del Novecento in Friuli - 2. Il Novecento mito e razionalismo, Udine 1982
Tavano S., Cent'anni di architettura, in Guida critica all'architettura contemporanea. Friuli-Venezia Giulia, Venezia 1992
Castellan F., A Gorizia, l'architettura ha da essere italiana?, in Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità. Urbanistica e architettura. Catalogo della mostra, Venezia 2000