L'edificio scolastico, realizzato in più fasi, si sviluppa con vari corpi a pianta rettangolare e un elemento di cerniera, a pianta semicircolare posto in angolo al lotto all'incrocio fra via Balilla e via degli Orzoni. Due ampie ali, contenenti le aule e gli uffici sono raccordate dall'elemento dell'ingresso porticato con sviluppo semicircolare. Si accede tramite una scala dal portico sostenuto da pilastri. La struttura è caratterizzata da un rivestimento uniforme in intonaco color laterizio e inserti in mattoni e da aperture regolari. Elementi in pietra nobilitano la parte dell'ingresso su cui si staglia la titolazione del complesso scolastico.
Su via Orzoni si sviluppa un ulteriore volume a pianta rettangolare e nel parco trovano collocazione i bassi edifici dei laboratori. Tali strutture sono composte da moduli sei per sei metri assemblati a formare spazi funzionali per le attività pratiche.
L'edificio originario in stile razionalista, denominato Casa dell'Opera Nazionale Balilla, viene progettato nel 1927 e realizzato nel 1928, sul sedime della villa Ritter, gravemente danneggiata nel corso degli eventi bellici della Prima Guerra Mondiale (1914-18) e successivamente demolita. La disposizione dei corpi di fabbrica ripropone la configurazione planimetrica a corte della preesistente villa, della quale utilizza, in parte, le strutture di fondazione. Le funzioni presenti nell'edificio erano organizzate "in modo tale che esternamente il fabbricato rivela la funzione d'uso dei singoli locali. Il volume semicilindrico posto all'angolo dell'edificio esprime, in senso plastico figurato, il movimento dinamico di cerniera delle volumetrie ad esso raccordate. Nelle facciate dell'edificio originario, opera prima dell'architetto Umberto Cuzzi, si osserva la permanenza di elementi compositivi classicheggianti, di derivazione accademica; ma prevale su tutto la nitida composizione razionale che non ostenta dettagli e si modula attraverso equilibri semplici di masse e piani.
L'ampliamento, sopraelevazione e realizzazione dei laboratori nel parco furono progettati dall'ingegner Renato Fornasari nel 1962. L'incarico provenne dal Comune di Gorizia e l'impresa che seguì la ristrutturazione e l'ampliamento delle strutture faceva capo al signor Mario Bressan di Gorizia. l'intento fu quello di modificare gli spazi interni dell'edifico esistente, dare una nuova veste alla struttura, anche all'esterno, e prevedere la costruzione di nuovi ambienti destinati a laboratori. Gli interventi al corpo principale riguardarono al piano terra e primo lo spostamento di tramezzi interni definendo gli spazi delle aule su via Orzoni e gli uffici e le sale di rappresentanza su via Balilla. Il volume su via Orzoni, inoltre, verrà sopraelevato di un piano per realizzare le aule da disegno e ridefinire i servizi. I laboratori, comprendenti anche le officine, furono invece realizzati nella porzione di parco ancora non edificata. L'architettura di questi ultimi si connota come una serie di moduli 6 per 6 metri in pianta accostati l'uno all'altro per costituire i padiglioni dalle dimensioni richieste. Si attua così la pianta libera che permette, anche in futuro, l'aggiunta di volumi senza pregiudicarne l'estetica complessiva. Il complesso delle officine sarà, inoltre, collegato alle aule tramite un percorso coperto che si snoda attraverso il parco. Il cantiere, iniziato nel 1962, terminerà nel 1966.
Gli edifici sono composti da pareti portanti e pilastri in cemento armato. Elementi modulari bidimensionali sempre in cemento armato, compongono i laboratori. Coperture sia piane sia a falde con struttura in cemento armato.
Renato Fornasari, Renato Fornasari. Protagonista della storia dell'architettura nell'isontino degli anni Cinquanta, in Studi Goriziani, Trieste 2015, v. 108
Damiani L., Friuli Venezia Giulia. L'arte del Novecento, Pordenone 2001
Damiani L., Arte del Novecento in Friuli - 2. Il Novecento mito e razionalismo, Udine 1982