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Guardando in direzione nord-ovest, sulla sommità spondale destra del torrente Cellina, si può intravedere la parte absidale di una chiesetta fare capolino tra la vegetazione, dalla quale emergono anche le caratteristiche figure dei cipressi dell'attigua area cimiteriale. La chiesa di San Rocco, già pieve di Calaresio (l’antico nome dell’area in cui venne eretta), era originariamente intitolata a Santa Maria Assunta. Edificata probabilmente attorno al V secolo d.C. nei pressi di un presunto sacello pagano di epoca romana, divenne subito fondamentale punto di evangelizzazione del territorio montano col ruolo di pieve. È citata per la prima volta nei documenti nella bolla concessa il 12 marzo 1186 o 1187 da papa Urbano III al vescovo di Concordia Gionata, dove figura appunto come "plebem de Calaresio". L’aspetto odierno dell'edificio si deve prevalentemente ai lavori eseguiti agli inizi del XVI secolo e a quelli di ampliamento del XVIII secolo, in occasione dei quali venne aggiunto il corpo laterale della sacrestia.
Mirabile il percorso iconografico del coro affrescato tra il 1560 e il 1563 da Giovanni Maria Zaffoni, detto il Calderari, con scene tratte dalle Storie della Vita di Maria e della Vita di Cristo nella pareti della parte absidale, figure degli Evangelisti, Dottori della Chiesa, Profeti e Sibille nella volta e di Profeti e Santi nel sottarco, di assoluto fascino per l’equilibrio cromatico dei toni caldi e per la forte vena ritrattistica dei personaggi rappresentati.
Si segnala il sito archeologico dirimpetto all'area cimiteriale, comprendente i resti della cosiddetta "Casa dell'acquedotto" risalente al II secolo a.C. ed edificata su strutture ancora più antiche.