In un articolo pubblicato su “L’Architettura Italiana” nel 1910, l’opera viene così presentata: “castigato ed armonico edifizio dell’arch. Gerolamo Luzzato il quale ha trovato modo di utilizzare un’area di forma molto infelice ricavando una buona disposizione di appartamenti ed un ottimo effetto estetico”. Nel 1992, per lo studioso Sergio Tavano, il fabbricato presenta “strutture eleganti e talora ardite ai prospetti ma anche gli interni, come lascia a vedere casa Jona con una scala a chiocciola ellittica entro un ottagono”. L’edificio presenta una planimetria irregolare, stretta e allungata, di forma riconducibile ad una “L”. Il fronte lungo il corso è realizzato in aderenza con i fabbricati attigui, creando così una continuità di facciate. Gli alloggi, uno per piano, si sviluppano perpendicolarmente al fronte strada. Il fabbricato è composto da tre piani fuori terra, con l’aggiunta di seminterrato e sottotetto. La volumetria è compatta, con il blocco rivolto sulla strada dotato di tetto a capanna. Il corpo interno, rivolto sulla corte, in origine era coperto da un tetto a due spioventi; ora la copertura è a falda unica. Il blocco del vano scala e la porzione terminale dell’edificio sono invece coperti con un tetto piano. In sommità al volume prismatico delle scale emerge un lucernario molto ribassato di forma ottagonale. L’ingresso decentrato a sinistra è seguito da un lungo androne che conduce ad un vasto vano scala ottagonale che porta alle cantine del seminterrato e ai vari livelli della casa. Al piano terra trovano posto un ampio androne, la portineria e un appartamento. Al primo e al secondo piano vi sono invece due appartamenti, ciascuno di sei stanze e locali accessori. Più sopra, nel sottotetto, vi sono l’alloggio del portinaio e i ripostigli condominiali. Esternamente, l’elegante prospetto è caratterizzato da un impaginato piuttosto articolato che presenta una netta divisione dei piani e differenti incorniciature delle finestre. Il piano terra è rivestito con un solido zoccolo sormontato da un massiccio bugnato di pietra bianca d’Aurisina su cui si apre il portone d’ingresso e quattro finestre rettangolari con incorniciature semplici dei fori. Il portone, asimmetrico rispetto alla facciata, è ad arco a tutto sesto, segnato da una evidente cornice modanata e bugne sporgenti. Il primo piano - separato dal livello sottostante da una solida fascia marcapiano in aggetto – è caratterizzato da un leggero bugnato a liste piane ad intonaco. Qui si aprono cinque finestre ad arco con cornici modanate, stipiti a lesena, capitelli decorati e cimasa trabeata. Al centro sporge un balconcino sorretto da solide mensole di pietra lavorata e protetto da un parapetto balaustrato. Il secondo piano è diviso dal sottostante da una fascia marcapiano decorata con motivi floreali a girali di gusto classico; questa cornice funge da linea d’imposta per i davanzali delle finestre del piano. La muratura risulta semplicemente intonacata. Le finestre rettangolari incorniciate sono protette da cimase a mensola come quelle del piano sottostante e sono separate da pannellature verticali incassate e decorate con motivi floreali. Le piccole finestre del sottotetto si aprono invece lungo una spessa fascia caratterizzata da una serie di festoni decorativi in forte rilievo. La facciata termina con un cornicione contraddistinto da una evidente dentellatura e da una cornice con motivi a ovoli. Al di sopra della falda del tetto corre una balaustra in pietra artificiale. All’interno, di particolare pregio sono la scala a chiocciola ellittica realizzata entro un perimetro ottagonale con balaustra in ferro battuto e l’androne con soffitto decorato.
Le fonti archivistiche testimoniano il rapido iter che ha portato nel volgere di appena un anno alla realizzazione della palazzina residenziale di Alberto Jona, ricco banchiere goriziano di origine ebrea. Il disbrigo delle pratiche autorizzative si compie nel mese di marzo 1909, ma i disegni di progetto di Girolamo Luzzatto risalgono al mese prima. I lavori di costruzione, effettuati dall’impresa edile G. Susmel di Gorizia vengono completati l’anno seguente, nel febbraio 1910, mentre il certificato di fabbrica viene rilasciato il 7 marzo. Il costo complessivo dell’immobile, escluso il fondo, ammonta a 85.000 corone. Dalle fonti bibliografiche risulta che l’impianto di riscaldamento e l’installazione dei bagni sono stati attuati dalla ditta W. Brückner di Graz, mentre i solai in calcestruzzo armato sono stati eseguiti dall’impresa Pittel e Brauservetter di Graz. Nel corso di più di un secolo l’edificio non ha subito stravolgimenti evidenti e la facciata principale, con il suo ricco apparato decorativo, è rimasta intatta, così come l’originale scala elicoidale interna. Modifiche sono state apportate alle coperture e alla distribuzione interna.
Fondazioni di pietra e struttura portante in muratura di mattoni. Solai in laterocemento. Tetto in travature di legno e manto in coppi; coperture del corpo retrostante e del vano scala in soletta piana di calcestruzzo armato.
Tavano S., Architettura goriziana negli anni del liberty, Gorizia 2009
Tavano S., Architettura a Gorizia, 1890-1990, in Ce fastu?, 1992, 62, n. 2
Luzzatto G., Casa civile d'abitazione Alberto Jona, in L'Architettura Italiana, 1910, 5/12