succhiello, trivilin

La punta è ricavata da un tondino di ferro, terminante con due facce forgiate a coltello e rastremato infine fino alla punta a spirale. La parte opposta ha una sezione quadra ed è ribattuta nel manico. Il manico è il legno verniciato, a forma di botte allungata. Presenta una scanalatura verticale decorativa in corrispondenza dell'innesto del codolo.

L'utensile non presenta marchi di fabbrica, per cui potrebbe essere stato realizzato da una piccola industria, forse locale. La zona da cui provengono gli oggetti del Museo di Farra si trovava sotto l'impero austroungarico fino agli anni 20 del XX secolo, dopo la prima guerra mondiale. Vista la situazione di confine ed il periodo storico, l'attrezzo potrebbe essere stato realizzato sia nell'attuale Italia, che in Austria, Slovenia o in altri paesi. Costantini/Mattaloni/Petrussi riportano che, a seconda della grandezza, in friulano i succhielli venivano chiamati con diversi nomi: dal più piccolo #virìgule#, a #furdùcje#, #ceolàrie#, #mòscule#, a #foradòrie# il più grande.