Questo giogo semplice è formato da un legno ricurvo (che poggiava alla nuca dell'animale) con due fori all'estremità della curvatura in cui si inserisce il soggolo formato da due assi sagomate che nella parte inferiore sono rinforzate da due lame che si uniscono grazie ad un perno che ne attraversa le estremità forate. Nella parte superiore presentano più fori, per la regolazione, e sono bloccate ciascuna da perni legati a catenelle. Alle estremità del giogo sono fissati due ganci per fissare le tirelle da collegare al traino, mentre a lato del collare pende una catenella munita di una sbarretta di ferro che serviva a guidare l'animale durante il lavoro.
il gioghetto, utilizzato anche per aggiungere un animale di rinforzo davanti ad una coppia già aggiogata venivano spesso lavorati dagli stessi contadini che utilizzavano spesso un legno tenero (fico) per non ferire gli animali. Il giogo semplice richiede un sistema di trazione con timone a due stanghe o con tiranti e bilancino
Peressi L., Sclesis di culture materiâl. Aspetti del lavoro e della vita tradizionali in Friuli, Udine 2011
Dizionario italiano-friulano, Dizionario italiano-friulano di vita contadina, Pordenone 2005
Ongaro R., Il cjar furlan, in Sot la Nape, Udine 1992, XLIV, n. 1-2, pp. 87-93
Pellegrini G. B./ Marcato C., Terminologia agricola friulana, Udine 1988, II
Penzi D., Guida al Museo Provinciale della Vita contadina, Pordenone 1987
Penzi D., Vandi e regolà. Una cultura contadina dimenticata, Udine 1983
Polo G./ Venturini G., Civiltà contadina della Bassa trevigiana, Treviso 1982
Marcato C., Le denominazioni del giogo e delle sue parti in Friuli, in Ce fastu?, 1980, a. 56, n. 1
Scheuermeier P., Il lavoro dei contadini. Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera italiana e retoromanza, Milano 1980, 2