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La composizione si articola in tre gruppi ben distanziati tra loro: al centro il Cristo Crocifisso tra le tre Marie e S. Giovanni, a sinistra due centurioni si giocano a dadi le vesti, a destra due soldati con un cavallo fanno la guardia. Il disegno preparatorio reca sul retro delle scritte apposte a biro, che hanno impregnato la carta.
Il disegno fu realizzato per la decorazione della lunetta posta sopra l'altare sopra l'altare della chiesa di San Bernardino, molto danneggiata durante la guerra. Il bozzetto per la "Crocifissione" fu elaborato insieme a quello per la "Pentecoste", dipinta sulla lunetta destra, di fronte a "La Predica di San Bernardino in Udine" opera del gemonese Francesco Barazzutti. Mitri, che era alle prime armi nell'affresco di soggetto religioso (I nuovi affreschi nella chiesa del seminario, s.d.) eseguì molti disegni preparatori, tra cui quelli schedati che appaiono più spontanei e di qualità superiore ai bozzetti definitivi in scala 1 a 10. I bozzetti (tempere su cartoncino, 50x70) furono approvati dalla Commissione d'arte sacra il 13 marzo 1950. Rispetto ai bozzetti i disegni schedati mostrano un tratto grafico espressionista, prevalente sul colore che tende al monocromo. Come ebbe modo di scrivere Carlo Someda de Marco (I nuovi affreschi nella chiesa del seminario, s.d., ma ottobre 1950) Mitri si riallacciò al realismo rinascimentale, che conferiva monumentalità, chiarezza e un giusto inserimento nell'architettura. Il disegno preparatorio, molto più dell'affresco, evidenzia da parte del pittore una interpretazione moderna della tradizione mediante l'importanza data alla linea, fortemente espressiva. Il disegno espressionista a matita accentua i piani e le masse dei volumi, ridotti all'essenzialità nell'esprimere un contenuto religioso, profondamente sentito da Mitri. I toni freddi del colore, blu, verdi, bruni viola, esprimono il tono psicologico della scena e i passaggi di luce molto netti contribuiscono a mettere in evidenzia i piani plastici che si identificano con le campiture colorate. Rispetto ai bozzetti definitivi, i disegni schedati mostrano la prevalenza del tratto grafico di gusto espressionista rispetto al colore. Anche Licio Damiani parla (1991, p. 28) di una radice novecentesca "innestata su spigolosità lineari che risentono delle esperienze neorealiste del pittore".