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in basso a destra: N. Perizi 71
La composizione è dominata da una sequenza articolata di segni grafici spessi e curvilinei, che si sviluppano secondo un ritmo continuo, con modulazioni di intensità che suggeriscono una scansione dinamica dello spazio. Il segno, fluido ma strutturato, procede per successive aperture e chiusure, creando un campo visivo in tensione tra pieno e vuoto, grazie a un controllo che bilancia la carica gestuale. Il tratto si addensa talvolta in vere e proprie “forme segnico-architettoniche” che evidenziano la formazione plastica dell’autore e la sua attitudine costruttiva, frutto della lunga esperienza maturata nella scultura e nella grafica.
Il disegno del 1971 appartiene alla stagione avanzata del percorso di Nino Perizi, quando il suo linguaggio si è ormai pienamente emancipato dalla figurazione per approdare a una sintassi grafico-spaziale autonoma. In quest’opera, il segno è protagonista assoluto, carico di energia ma mai lasciato al puro automatismo gestuale: l’andamento fluido e marcato del pennarello si bilancia con una rigida organizzazione interna, che deriva dalla sua intensa pratica scultorea.
Questa tensione tra libertà espressiva e ordine strutturale è il tratto distintivo della poetica di Perizi negli anni Sessanta e Settanta, come ampiamente documentato nei suoi cicli di opere pittoriche e grafiche coeve. Il segno non è più solo un mezzo grafico, ma diventa forma generatrice di spazio, anticipando le esperienze successive delle sue sculture a piani sfalsati, orientate alla sospensione e alla leggerezza.
La coerenza dell’opera si colloca nel contesto di quella “nuova astrazione” perseguita da Perizi: una ricerca sul segno come esperienza percettiva attiva, capace di stimolare un ripensamento del rapporto tra spazio, oggetto e osservatore.