Noi usiamo i cookies
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Le informazioni raccolte attraverso i cookies di tracciamento e performance non identificano alcun visitatore individuale. Se vuoi aiutarci a garantire un servizio migliore premi il pulsante [Accetta], altrimenti scegli [Rifiuta]. Per maggiori informazioni leggi l'informativa estesa sull'uso dei cookie.
L’abitato protostorico di Sedegliano, al cui margine nord-orientale attualmente corre la strada provinciale che dal centro moderno porta a Gradisca, costituisce l’esempio di villaggio fortificato friulano che ha meglio conservato la struttura perimetrale difensiva tra quelli definiti dal Quarina come “Castellieri in perfetta pianura”. L’argine rettangolare alto 3,5-4 m, con angoli smussati disposti in direzione dei punti cardinali, circonda quasi interamente una superficie di ca. 2 ettari , l’accesso alla quale è consentito oggi attraverso un unico varco posto all’angolo settentrionale. Il terrapieno difensivo, che appare in ottimo stato di conservazione, ha, invero, subito, nel corso dei secoli, diversi rimaneggiamenti: a metà del lato sud-est sorgeva una torretta a pianta quadrata, di cui ora rimangono sul terreno deboli tracce; il lato nord-occidentale, a quanto riportano alcune testimonianze locali, sarebbe stato in diversi punti intaccato per alloggiare autocarri durante la seconda guerra mondiale, e comunque su tutti i lati il versante interno risulta modificato per ricavarne dei terrazzamenti utilizzati a fini agricoli. L’interno del castelliere, area in cui sorgeva il villaggio, è stato oggetto di ripetuti interventi che hanno gravemente pregiudicato la conservazione delle testimonianze antiche, ed attualmente costituisce la zona su cui sorgono gli impianti sportivi comunali. Le prime notizie di rinvenimenti nell'area del castelliere furono riportate nel 1924 dallo Sbaiz il quale riferisce che nel corso dello scavo, avvenuto alcuni decenni prima, di un nuovo ingresso posto al vertice settentrionale, quello originale sarebbe stato, secondo lo studioso, al vertice sud, furono rinvenuti “…oltre a poche ossa umane e senza alcuna traccia di ferro, una fibula, due borchie in bronzo e una lunga spilla d’oro di lavorazione nettamente etrusca..” [A. Sbaiz, La villa e la gastaldia di Sedegliano, 1924, pp. 3-4]. Questi oggetti, attualmente dispersi, furono custoditi nel Museo Civico di Udine fino all’invasione austriaca del 1917. Ancora depositati al Museo risultano invece altri bronzi, raccolti in anni recenti, tra cui alcune armille e due fibule frammentate di epoca La Tène. L'esigenza da parte del Comune di rammodernare una parte degli impianti sportivi è stato il motivo per cui la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, nel settembre del 2000, ha dato avvio alla prima campagna di indagine archeologica condotta nel castelliere. Ad essa dal 2004 al 2006, seguirono tre campagne di scavo organizzate dall'Università degli Studi di Udine (Cattedra di Preistoria e Protostoria), in stretta collaborazione con la Soprintendenza. I sondaggi esplorativi, effettuati nel settore centro-settentrionale della superficie interna, appurarono la quasi completa distruzione della stratigrafia antica riferibile all’abitato. Le trincee eseguite a parziale intacco ed in prossimità dell’aggere, e la sezione condotta, nella zona del varco, sul fronte nord-orientale del terrapieno, permisero invece di recuperare dati utili alla ricostruzione delle fasi fondamentali della storia dell'insediamento. Il terrapieno è apparso formato da tre grandi complessi stratigrafici successivi e parzialmente sovrapposti l'uno all'altro, riconducibili a tre fasi costruttive del sistema difensivo. La prima cinta, datata all'inoltrato Bronzo Antico, era costituita, da un nucleo limo argilloso, poi leggermente potenziato con apporti di ghiaia e terra, largo 6 m e alto ca. 1, munito di un fossato interno con sezione a “V”, largo ca. 2 m, ed uno esterno, anch'esso con sezione grosso modo a "V", largo da 2,50 a 2,10 m e profondo ca. 1 m; all'interno di entrambi correva in origine una palizzata per fossato. Questo primo sistema difensivo venne, tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente, notevolmente potenziato, su entrambi i versanti, per mezzo di cassoni lignei riempiti di ghiaie e terreno argilloso. Il centro dell'aggere che, in questa seconda fase, subì diversi rimaneggiamenti e restauri fino a raggiungere un'altezza di ca. 2 m per una larghezza di m 13, risultò decisamente spostato verso l'esterno. Questa seconda struttura, come la precedente, era provvista all'esterno di un fossato profondo almeno 2 m la cui lettura in sezione è attualmente in parte compromessa dalla presenza di un condotto fognario, collocato, negli anni '90 del secolo scorso, alle pendici del terrapieno. Lo scavo del riempimento dei fossati ha consentito di verificare che entrambi piegavano verso nord, e ciò, a parziale smentita dello Sbaiz, costituisce un buon indizio a sostegno dell'ipotesi che in corrispondenza del vertice settentrionale vi fosse, già in antico, un varco. Nella terza ed ultima fase, datata al Bronzo Recente, il terrapieno venne ulteriormente potenziato con cassoni lignei riempiti di ghiaia e limo argilloso, fino a raggiungere all'incirca le dimensioni attuali di 22 m di larghezza e 3,5 m di altezza. Quest'ultima struttura difensiva è a sua volta provvista di un nuovo ampio fossato, profondo 2,20 m e largo non meno di 13, sul cui fondo subpiano sono state individuate tracce di almeno due palizzate disposte parallelamente alla fortificazione. Nella zona del varco sono state rinvenute, tra il 2004 e il 2005, quattro tombe di inumati scavate all'interno dell'aggere di prima fase. Due sepolture, distanti ca. 5 m l'una dall'altra, orientate in senso est-ovest, erano collocate nel pendio esterno presso il margine del fossato. Esse, originariamente rivestite di legno e ciottoli, contenevano le ossa, in connessione anatomica, di due uomini, un adulto ed un giovane, disposti supini con la testa verso occidente. Al di sopra della più settentrionale delle due tombe era deposto un corno di bue. Le altre due sepolture, inserite nella zona centrale del nucleo in ferretto, avevano orientamento sud-ovest/nord-est. In una di esse, recuperata solo parzialmente, sono stati rinvenuti due femori e un radio: questa circostanza rende verosimile la parte della relazione dello Sbaiz in cui si accenna al rinvenimento di ossa umane durante gli scavi del varco settentrionale. L'altra sepoltura conteneva due corpi, in posizione supina, esattamente sovrapposti l'uno all'altro: entrambi erano privi del calvario, mentre la mascella inferiore e parte delle vertebre dell'inumato posto più in alto erano dislocate all'altezza dei femori. Infine altre ossa umane sparse, forse attribuibili ad una donna e ad un uomo adulto, sono state rinvenute all'interno degli strati, sempre di prima fase,e sono riferibili al primo potenziamento del nucleo originario. La posizione di scivolamento delle falde e la troncatura della parte più elevata, effettuata in occasione della costruzione dell'aggere di seconda fase, non consentono però di dare ai resti una interpretazione certa. La scoperta di un'unità cimiteriale entro la fortificazione è stata del tutto inaspettata e costituisce un elemento di assoluto interesse e di grande importanza per la protostoria friulana. I dati ottenuti attraverso l'analisi al 14C calibrato di campioni delle ossa degli inumati, il più antico dei quali è risultato databile intorno al 1880 a.C., ha permesso di retrodatare di alcuni secoli la fondazione del villaggio fortificato di Sedegliano, consentendo così una equiparazione cronologica tra i primi castellieri friulani e quelli carsici istriani. Il rinvenimento delle sepolture, sebbene si tratti di poche unità e comunque collocate in una posizione che, per la prossimità del varco, doveva avere un elevato significato simbolico, ha permesso inoltre di ottenere le prime utili informazioni sugli usi funerari delle fasi più remote dei castellieri, per le quali fino ad ora, non si conosceva, in tutto il Friuli, nemmeno una tomba.
L'insediamento, fondato nell'inoltrato Bronzo Antico, fu inizialmente provvisto di una struttura difensiva poco imponente, costituita da un modesto terrapieno e da due fossati muniti di palizzata. In questa prima fase l'aggere, in prossimità del varco esistente con ogni probabilità fin dall'origine, era adibito ad area cimiteriale. Il sistema difensivo è notevolmente potenziato in due periodi successivi, prima nel passaggio tra Bronzo Medio e Bronzo Recente e quindi durante il Bronzo Recente. L'insediamento pare quindi abbandonato, e la sua frequentazione è documentata solo a partire dalla seconda età del ferro.
Floreano E., I castellieri, in Terra di castellieri. Archeologia e territorio nel Medio Friuli, Udine 2004
Cividini T., Presenze romane nel territorio del medio Friuli. 1. Sedegliano, Tavagnacco (UD) 1997
Buora M., Le fibule in Friuli tra La Téne e romanizzazione, in Antichità Alto Adriatiche, 1991
Cassola Guida P., I Castellieri, in Storia ed evoluzione dell'arte delle fortificazioni in Friuli (= Castelli del Friuli, 5), Udine 1981
Rinaldi C., Sedegliano profilo storico, Udine 1967
Anelli F., Bronzi preromani del Friuli, in Atti dell’Accademia udinese di Scienze, lettere e arti, 1954-1957, VI, n. 13
Quarina L., Castellieri e tombe a tumulo in provincia di Udine, in Ce Fastu?, Udine 1943, XIX
Sbaiz A., La villa e la gastaldia di Sedegliano fino alla seconda occupazione francese con notizie del castelliere e delle tombe preistoriche, Codroipo (UD) 1924
Canciani P., Barbarorum leges antiquae, Venezia 1785, 3