Tracce nascoste di un paesaggio antico

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Tracce nascoste di un paesaggio antico


Nella media pianura friulana sono ancora oggi riconoscibili i resti di un paesaggio antico di quattromila anni, fatto di piccole alture isolate e di terreni circondati da argini: si tratta dei tùmuli funerari e dei terrapieni di cinta dei castellieri, le strutture - o ciò che resta di esse - più significative e note della Protostoria friulana.

I tùmuli sono tipiche strutture funerarie monumentali dell’età del Bronzo e del Ferro, destinate a celebrare figure di capi di piccole comunità; isolati o a piccoli gruppi, si incontrano in un ambito geografico ben definito, che si estende da est a ovest nella media pianura friulana, a nord della linea delle risorgive.

I castellieri, caratteristici villaggi fortificati dello stesso periodo, sono presenti in modo piuttosto regolare nella media pianura, nella misura di uno ogni otto-dieci chilometri tra i fiumi Torre e Tagliamento.

Queste antichissime testimonianze sono tanto preziose quanto spesso difficili da percepire perché rimaneggiate e intaccate nel corso del tempo, oltre che, in molti casi, coperte da una fitta vegetazione. Nondimeno, le evidenze meglio conservate e accessibili ai visitatori offrono la possibilità di compiere un itinerario insolito e molto suggestivo nel Friuli preromano, dove le tracce del passato si integrano con le bellezze naturalistiche del presente.

 

Udine: il tumulo di Sant'Osvaldo

Il tumulo è raggiungibile dall’interno dell’Azienda Agraria Sperimentale “A. Servadei” dell’Università di Udine, in via Pozzuolo 324, alla periferia sud di Udine. Le modalità di accesso vanno concordate con l’Azienda Agraria (tel. +39 0432 531097; aziendagraria@uniud.it).

Il tumulo di S. Osvaldo, una struttura circolare di circa 26 m di diametro e 3 m di altezza, sorge su una piccola altura sulla riva sinistra del torrente Cormor.
La tomba (m 2,30 x 0,80) fu costruita in legno a livello del suolo all’interno di una calotta di ciottoloni del diametro di 5-6 m circa. Originariamente la copertura lignea era sormontata, all’altezza della testa dell’inumato, da blocchi e ciottoli di grandi dimensioni.
All’interno conteneva lo scheletro di un uomo di 25-35 anni, alto all’incirca 1,70 m, deposto sul fianco sinistro con le gambe leggermente flesse e le mani giunte sotto il capo; alla sepoltura non era associato alcun oggetto di corredo. Le analisi sui resti ossei datano la sua sepoltura nell’età del Bronzo antico, all’incirca quattromila anni fa.
Al termine degli scavi archeologici del 2000-2002, il tumulo è stato oggetto di musealizzazione - uno dei pochi casi in Europa; al suo interno è stato anche collocato un calco in resina dello scheletro.

Per approfondire:  ll tumulo di Santo Osvaldo. Alla ricerca dell’antenato, a cura di P. CASSOLA GUIDA, S. CORAZZA, Sequals (PN) 2002.

 

Basiliano (UD), loc. Variano: il castelliere di San Leonardo

Nel comune di Basiliano, in località Variano, si percorre via San Leonardo per 250 m, fino a raggiungere il sito del castelliere: un colle naturale, alto quasi 8 m rispetto alla campagna circostante, che oggi ospita il Parco della Rimembranza. Il sito è accessibile liberamente.

Il castelliere di Variano, uno dei più piccoli del Friuli, appare oggi ampiamente modificato rispetto alla sua morfologia originaria, ma è possibile ancora coglierne alcuni elementi caratteristici.
Il primo nucleo del villaggio va datato al periodo del Bronzo Medio (XV sec. a.C.); esso sorgeva su un rilievo dal profilo piuttosto irregolare ed era difeso da un modesto terrapieno.
Come chiarito dalle indagini archeologiche (1997-2004), nel corso del XII sec. a.C. la collina fu regolarizzata e sulla spianata sorse un abitato più ampio, rimasto in vita fino al IX-VIII sec. a.C. In questa fase il castelliere fu dotato di un’imponente struttura difensiva (il terrapieno di cui si vedono ancora oggi i resti).
Gli scavi archeologici hanno permesso di individuare anche il perimetro di alcune capanne.

Per approfondire: Variano: una storia di 3500 anni, a cura di P. CASSOLA GUIDA, S. CORAZZA, Udine 2000.

 

Mereto di Tomba (UD): la "Mùtare"

Dal centro dell’abitato di Mereto di Tomba si procede verso sud lungo via De Marco; dopo circa 1,4 km si svolta a sinistra su una carrareccia segnalata da pannelli e la si percorre per 600 m circa, fino a raggiungere il tumulo protostorico. Il sito è accessibile liberamente.

Il tumulo di Mereto di Tomba, noto anche con le denominazioni di Tùmbare e Mùtare, rappresenta, con i suoi 25 m di diametro e 6,5 di altezza, uno dei tumuli più grandi del Friuli. 
Le recenti ricerche archeologiche (2006-2008) hanno dimostrato che la sua costruzione avvenne in diverse fasi, durate alcuni secoli. Per prima cosa venne allestita la sepoltura, su un’area appositamente regolarizzata e spianata; la fossa misurava 1,90 m di lunghezza e poco meno di 1 m di larghezza, ed era profonda 90 cm. All’interno della tomba, attorno al 1750 a. C. venne deposto il defunto, un giovane di circa 17-18 anni, in posizione supina, con le braccia distese lungo il corpo e il capo leggermente sollevato. I resti, in stretta connessione anatomica, fanno ritenere che il corpo fosse stato avvolto in un sudario. La tomba era comunque provvista di una copertura lignea posta a poca distanza dal corpo; il rinvenimento nella fossa accanto al defunto di due pietre apparentemente modellate hanno fatto ipotizzare che si trattasse di un lisciatoio e di un incudine, deposti come oggetti di corredo.
Il sepolcro fu coperto da una cupola in ciottoli, che venne negli anni ingrandita fino a raggiungere il diametro considerevole di 20-22 m. Sulla struttura così costituita si tenevano riti celebrativi e, forse, propiziatori, come dimostrano i teschi di un bue e di un cavallo rinvenuti tra i ciottoli. Il luogo continuò a essere usato per funzioni rituali, come una sorta di grande altare, fino al 1500 a.C. circa. Solo al termine di questo lungo periodo venne realizzato, probabilmente in tempi brevi, l’innalzamento del tumulo nella forma a gradoni e nelle dimensioni che oggi conosciamo.
Libera dalla vegetazione che la nascondeva fino a tempi recenti e opportunamente restaurata, la Mùtare è oggi visibile in tutta la sua monumentalità.

Per approfondire: Il tumulo di Mereto di Tomba. Culti e riti funerari nel Friuli protostorico, a cura di E. BORGNA, S. CORAZZA, Fagagna (UD) 2011.

 

Sedegliano (UD): il castelliere

Dalla periferia sud-ovest di Sedegliano si procede lungo la Strada Provinciale 39 (via IV Novembre) in direzione Gradisca per 800 m circa, fino al Campo Sportivo Comunale: si giunge, così, al castelliere di Sedegliano, il cui terrapieno, ancora molto ben conservato, è utilizzato come tribuna del campo di calcio. Il sito è accessibile liberamente.

L’abitato protostorico di Sedegliano rappresenta uno degli esempi di villaggio fortificato friulano che ha meglio conservato la sua struttura perimetrale difensiva. L’argine rettangolare, alto circa 4 m, con angoli smussati disposti in direzione dei punti cardinali, circonda quasi interamente una superficie di 2 ettari, l’accesso alla quale è consentito oggi attraverso un unico varco posto nell’angolo settentrionale. Recenti indagini archeologiche (2000-2006) hanno fissato il primo impianto del villaggio fortificato al XIX sec. a.C., quando fu innalzata una struttura difensiva di limo argilloso larga 6 m e alta ca. 1 m, munita di un fossato interno e di uno esterno. Questo primo impianto fu ulteriormente rinforzato nel Bronzo Medio e nel Bronzo Recente, per mezzo di cassoni lignei riempiti di ghiaie e di terreno argilloso, fino a raggiungere le dimensioni attuali di 22 m di larghezza e 3,5-4 m di altezza.
All’interno del nucleo primitivo del terrapieno si rinvennero quattro tombe di inumati, la più antica delle quali risale all’incirca al 1880 a.C., mentre la più recente al 1620 a.C. Data l’eccezionalità di questa scoperta, la parte di terrapieno interessata dalle sepolture è stata sottoposta ad un progetto di conservazione e valorizzazione: nell’area cimiteriale, lasciata in vista, sono stati collocati calchi degli scheletri, nella stessa posizione degli originali. Inoltre, grazie al consolidamento della parte esposta del terrapieno, ai visitatori è possibile osservare dal vero le modalità di costruzione di un argine protostorico, con l’ausilio di pannelli esplicativi.

Per approfondire: P. CASSOLA GUIDA, S. CORAZZA, Sedegliano (UD). Scavi nel castelliere (2006), in Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, 1/2006, Trieste 2007, pp. 164-166.

 

Codroipo (UD): il castelliere della Gradiscje

A sud dell’abitato di Codroipo, presso il Parco delle Risorgive, si percorre fino in fondo la via Gradiscje; sul lato opposto del Campo Sportivo, attraverso un breve sentiero, si raggiunge il sito del castelliere, liberamente accessibile.

L’abitato protostorico della Gradiscje sorgeva su un modesto rilievo di forma quadrangolare, con lati di 100 e 150 m, ed era cinto da un terrapieno di cui oggi rimangono, in alcuni punti, deboli tracce. Il sito è da un decennio oggetto di scavi, grazie ai quali gli archeologi stanno tratteggiando le caratteristiche di un villaggio ricco e articolato in vari spazi funzionali (tra cui capanne a pianta absidata), che fu popolato dal XIV fino al X sec. a.C.
Il luogo non presenta oggi caratteristiche monumentali particolarmente salienti, ma il visitatore potrà senza dubbio apprezzare il contesto naturalistico del Parco delle risorgive di Codroipo, ai cui margini si trovano i resti del castelliere. Inoltre, presso il Museo civico archeologico di Codroipo (ospitato nella suggestiva sede dell’ex Carcere Mandamentale), una sezione apposita documenta con dovizia di reperti e con apparati descrittivi le fasi di vita del villaggio protostorico.

Per approfondire: Un castelliere nel Medio Friuli, Gradiscje di Codroipo, 2004-2014, a cura di G. TASCA, C. PUTZOLU, D. VICENZUTTO, Codroipo (UD) 2015.

 

Nella campagna friulana si celano numerose altre vestigia di tumuli e di castellieri, meno evidenti ma altrettanto importanti sotto il profilo storico e archeologico, come emerge dagli scavi e dalle ricerche che, negli ultimi decenni, stanno interessando con sistematicità questi monumenti. 

 

Per uno sguardo d’insieme sulle ricerche di Protostoria in Friuli:

  • Terra di Castellieri. Archeologia e Territorio nel Medio Friuli, a cura di A. BIANCHETTI, Tolmezzo (UD) 2004.
  • S. CORAZZA, G. SIMEONI, F. ZENDRON, Tracce archeologiche di antiche genti. La protostoria in Friuli, Montereale Valcellina (PN) 2006.
  • Di terra e di ghiaia. Tumuli e castellieri del Medio Friuli tra Europa e Adriatico, a cura di G. SIMEONI, S. CORAZZA, Fagagna (UD) 2011.

 

Elementi del percorso