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Le indagini condotte nel sito della villa-mansio del Randaccio (SI 860) hanno messo in luce alcune strutture relative all’ultima fase di occupazione che fanno pensare a un rimaneggiamento dell’area con un cambio di destinazione d'uso, probabilmente in relazione ad attività di tipo produttivo. Secondo i dati di scavo, in alcuni vani di rappresentanza, precedentemente pavimentati a mosaico, vennero inserite due vasche circolari "a ferro di cavallo", nelle quali però, non si registra l'uso del cemento idraulico. Angoli di altri ambienti vennero utilizzati per costruire rudimentali focolari.
Non si sono trovati confronti puntuali per le strutture circolari, interpretate come vasche ed attribuite alla quarta fase di vita del complesso. Il loro utilizzo in campo produttivo rimane per il momento ipotetico. La probabile riconversione del complesso a fini produttivi è ascrivibile ad epoca tarda. L’uso dell’edificio è comunque proseguito fino ad epoca costantiniana, cui rimanda una moneta.
Tempus edax, Tempus edax rerum, "Il tempo che divora ogni cosa" (Ovidio, Metamorfosi, 15, 234). Roma e il Timavo. Appunti di ricerca, Trieste 2001