Tavoletta da soffitto realizzata in legno di abete, dipinta a tempera direttamente sul supporto privo di preparazione, ma semplicemente impermeabilizzato con una stesura di colla di origine animale. È rappresentata una figura antropomorfa che mima un gesto osceno con il pollice inserito tra l’indice e il medio, la cosiddetta mano fica. Un segno che andrebbe ragionevolmente interpretato come un gesto volgare di disprezzo e che in origine forse era rivolto a ciò che era rappresentato nella tavoletta successiva, oggi purtroppo mancante. È probabile che in quest’ultima, infatti, fosse presente una figura che ammoniva a praticare una virtù o ad abbandonare un vizio. Con questo significato, infatti, tale gesto è raffigurato anche nell’Allegoria della povertà (basilica inferiore di Assisi, volta a crociera dell’altare maggiore), dove, nell’angolo inferiore destro, tre giovani – che simboleggiano i peccati capitali della superbia, dell’invidia e dell’avarizia – rifiutano l’invito di un angelo a seguire l’esempio francescano: quello con un falcone al braccio – la Superbia – indirizza alla Povertà lo stesso gesto osceno raffigurato nella pettenella. Un gesto di disprezzo che ricorre anche nelle rappresentazioni della flagellazione di Cristo, come nel Cristo in pietà e simboli della Passione di Niccolò di Pietro Gerini (1406-1415, Arezzo, Museo nazionale d’arte medievale e moderna).