in basso a destra: FINETTI
Sono raffigurati un uomo e una donna a cavallo sotto un forte acquazzone.
La tela, acquisita per le collezioni museali nel 1958, ripropone un tema, quello della passeggiata a cavallo, assai frequentato dall’artista all’inizio degli anni Venti del Novecento. Le due figure avanzano in un paesaggio appena evocato alle loro spalle, cavalcando affiancate verso lo spettatore. La composizione riprende il soggetto di altri due dipinti pubblicati l’uno con il titolo di Eingeregnet, da Max Osborn nel 1924 a corredo di un suo articolo (Gino von Finetti, in Almanach von Velhagen & Klasings Monatsheften 1924, Berlin – Leipzig, 1924, p. 17; cfr. ARICH 1999, p. 57) e l’altro come Acquazzone, illustrato nel catalogo della mostra personale tenuta alla Bottega di Poesia a Milano nello stesso 1924, ed in seguito pervenuto alla collezione Joel di Parigi (cfr. ARICH 1999, p. 57). Il soggetto, che figurava anche tra quelli delle opere presentate in due mostre allestite a Berlino nel 1925 e nel 1928, trovò realizzazione sia in un acquerello, sia in una delle dieci litografie della cartella In sella (cfr. ARICH 1999, n. 19/6, p. 104). Dopo aver appreso i rudimenti della pittura frequentando a Trieste lo studio di Eugenio Scomparini e di Antonio Zuccaro, de Finetti si trasferì, nel 1896, a Monaco per dedicarsi agli studi artistici presso la prestigiosa Accademia di Belle Arti della città bavarese. Qui cominciò a seguire i corsi di Heinrich von Zügel e strinse rapporti di amicizia che si rivelarono, in seguito, assai proficui con Albert Weisgerber, pittore, illustratore e cartellonista. Gli esordi figurativi dell’artista, infatti, si rintracciano nel campo dell’illustrazione e della grafica pubblicitaria, con assidue collaborazioni a riviste come «Jugend», «Lustige Blätter» e a «Simplicissimus», soprattutto dopo il suo trasferimento a Berlino, avvenuto nel 1904. Durante la permanenza monacense, aveva conosciuto l’arte degli Impressionisti, Monet e Cézanne in particolare, una conoscenza che si rivelerà fondamentale per i successivi sviluppi della sua pittura a cui comincerà a dedicarsi dal 1912. A partire dal 1922, risiedette a lungo nella villa di famiglia a Corona di Gradisca vicino a Gorizia per preparare le tre mostre personali del 1924 alla Bottega di Poesia di Milano, al Circolo Artistico di Trieste e alla Prima Esposizione di Belle Arti goriziana. L’opera di cui si tratta, verosimilmente eseguita dopo il 1924 in un momento che non è possibile precisare, si presenta caratterizzata da una pennellata guizzante e sfrangiata che tende a dissolvere le masse e i contorni nell’atmosfera circostante denunciando il proprio debito con lo stile pittorico dell’Impressionismo e del Postimpressionismo francese. (GRANSINIGH 2007, p. 164)
Pinacoteca estate, Pinacoteca d'estate. Viaggio nel primo '900. Opere della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, s.l. 2010
Gransinigh V., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Novecento Gorizia, Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità. Arti figurative, Venezia 2000, Arti figurative
Gino de Finetti, Gino de Finetti. Manifesti, dipinti e disegni, Venezia 1999
Mito sottile, Il mito sottile. Pittura e scultura nella città di Svevo e Saba, Trieste 1991
Arte Gorizia, L’arte a Gorizia tra le due guerre opere dalla raccolta dei Musei Provinciali, Gradisca d'Isonzo (GO) 1991
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Malni Pascoletti M., La pinacoteca di Palazzo Attems, in Studi Goriziani, Gorizia 1977, XLV
Gino Finetti, Gino de Finetti. Mostra ricordo allestita nel centenario della nascita dell'artista, Gradisca d'Isonzo (GO) 1977, n. 5
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