in basso, nella zona del collo: UGO / CARA / X
Testa di ragazzo con basco. Scultura a tutto tondo.
Nel 1938 il critico Umbro Apollonio cura la pubblicazione di una breve monografia sull’opera ritrattistica di Ugo Carà. Tralasciando non solo gli altri soggetti trattati dallo scultore, ma anche la sua attività di progettazione per la quale è noto in campo nazionale, Apollonio elogia le teste realizzate nell’ultimo triennio per la loro purezza strutturale e astrazione formale. «Partito da un realismo quasi brutale è andato gradatamente eliminando il superfluo, sveltendo la tecnica ed accentuando la sintesi, sino a cogliere una particolare linearità». In questo saggio Danilo, nonostante i giudizi favorevoli ottenuti nelle esposizioni, non viene considerato: il ritratto appartiene agli inizi della carriera dello scultore dove egli è troppo attento al dettaglio naturalistico e attuale piuttosto che alla logica costruttiva. Contrariamente, alla critica dei primi anni Trenta piace la sincerità con cui Carà affronta la rappresentazione umana e ne apprezza il sapiente equilibrio tra sintesi plastica e descrizione del dato reale che mira a trasmettere l’interiorità della persona ritratta. Così in Danilo gli occhi vigorosamente incisi nel loro sguardo frontale, la linea curva sopra gli zigomi e le labbra carnose che si socchiudono leggermente attenuando il disegno essenziale del volto, trasmettono quell’immagine di vita che piace al pubblico tradizionalista e borghese della città. Sul capo del giovane Carà pone poi un basco che, nelle sue pieghe, ripropone l’afflosciarsi del tessuto senza alterare la regolarità dell’ovale della testa. Questo particolare testimonia la quotidianità del soggetto: forse un marinaio come lo identifica Remigio Marini in una recensione, mentre su «Il Giornale di Gorizia» in cui si indica la testa come una «delle migliori e più animate» che il giovane scultore abbia mai realizzato. Il ritratto entra a far parte delle collezioni dell’allora Museo della Redenzione di Gorizia nel 1935. Il direttore Ranieri Mario Cossàr predispone l’allestimento di tre sale dedicate all’arte moderna in onore dello scrittore e artista Sofronio Pocarini, animatore della vita culturale goriziana, morto in un incidente nel 1934. Una cinquantina sono i pezzi liberamente donati dagli artisti giuliani: sia per celebrare l’amico Pocarini che in qualità di giornalista più volte aveva segnalato e promosso la loro attività, sia per istituire un primo nucleo di opere contemporanee che secondo il progetto di Cossàr sarebbero state la base di una futura galleria d’arte moderna della città. Carà offre una testa di ragazzo, il Danilo appunto, che nella versione in bronzo aveva più volte esposto con successo. Presentato nel 1934 alla XIX Biennale di Venezia, il ritratto era stato realizzato per la VI Esposizione d’arte del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti a Trieste nel 1932. Tale datazione è confermata dalla X incisa alla base del collo sotto la firma dell’artista che indica l’anno d’esecuzione secondo il conteggio fascista dalla marcia su Roma. Nel 1933 Carà partecipava con questo ritratto alla I Mostra sindacale istriana dove il Comune di Pola lo premiava con la Medaglia d’oro. Gillo Dorfles passando in rassegna su «L’Italia Letteraria» il numero ridotto di sculture esposte alla Sindacale trova Danilo una testa «solida e sicura». Anche le recensioni del 1935 che seguono l’inaugurazione delle sale Pocarini, segnalano del ritratto il realismo e la schiettezza espressiva. In linea con la Testa maschile in bronzo presentata a Udine nel 1931 alla V Esposizione regionale del Sindacato, Carà descrive con chiarezza la struttura del volto senza trascurare dettagli fisionomici e la resa dell’epidermide vibrante alla luce. Rispetto al bronzo, posseduto dal Comune di Muggia, le qualità materiche del gesso, rivestito di porporina dorata per nobilitare il bozzetto, evidenziano maggiormente la soluzione tattile della superficie. Ulteriori apprezzamenti riceve il ritratto, esposto assieme ad altri tre, alla Biennale del 1934 dove si ammira la capacità di trasmettere con pochi elementi l’interiorità del modello. Tali giudizi vanno sottolineati considerando che alla mostra veneziana i ritratti dominano le sale e che Carà vi partecipa per la prima volta invitato, secondo la nuova direttiva imposta dal Segretario Antonio Maraini. Lo stesso Maraini che ha il compito di selezionare le opere, probabilmente aveva visto il gesso del Danilo nello studio dello scultore durante una sua visita a Trieste a metà aprile, poiché il bronzo doveva essere già stato inviato a Venezia.
Scultura Friuli, Scultura in Friuli Venezia Giulia. Figure del Novecento, Milano 2005
Ugo Carà, Ugo Carà arte architettura design 1926-1963, Trieste 2003
Novecento Gorizia, Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità. Arti figurative, Venezia 2000, Arti figurative
Cossar R.M., Storia dell'arte e dell'artigianato in Gorizia, Pordenone 1948
Marini R., Gorizia alla memoria di Sofronio Pocarini. Tre sale di arte giuliana contemporanea, in La Panarie, Udine 1935, a. XII, n. 72 (nov.-dic.)
Apertura Museo Redenzione, L’apertura al Museo della Redenzione delle sale “Sofronio Pocarini”, in Il Giornale di Gorizia, Gorizia 1935, a.II, n.88, 9 ottobre