Fontana Aip, dipinto, Barazzutti Giuseppe, XX

Oggetto
dipinto bozzetto
Soggetto
veduta di Sauris con fontana
Autore
Barazzutti Giuseppe (1890/ 1940)
Cronologia
1921 ca. - 1922 ca.
Misure
cm - altezza 20.3, larghezza 23.7
Codice scheda
OA_29858
Collocazione
Gemona del Friuli (UD)
Collezione privata

Una fontana con vasca è vista di scorcio; semisommersa dalla neve sul retro è inquadrata da una staccionata.

Il bozzetto fa parte di una serie di opere realizzate a Sauris negli anni 1921 e 1922 durante i soggiorni trascorsi in compagnia dell'amico pitto re Giovanni Napoleone Pellis. Come scrive Franca Merluzzi (Merluzzi, 199 4, 93) i due pittori erano legati da uno stretto rapporto di amicizia e condividevano l'interesse per l'ambiente montano tanto da cimentarsi spesso negli stessi soggetti e nelle stesse inquadrature. Del resto i soggiorni a Sauris, che rimaneva spesso isolata dal resto della Carnia costituivano per Barazzutti l'equivalente della Bretagna o della Polinesia per Gauguin, cioè luoghi dove sperimentare esperienze pittoriche senza il condizionamento di scuole o di correnti, a contatto con una ambiente geografico e umano, semplice e spontaneo. In ambito italiano Barazzutti assimilò attentamente la lezione di Segantini e il suo considerare la montagna anche un ideale di vita, comune non solo agli artisti ma anche ai letterati de l primo Novecento. Il bozzetto mostra una fontana con abbeveratoio, "aip", che si doveva trovare a Sauris di Sopra in un luogo non identificato. Una fontana con vasca simile fu spesso ritratta dal pittore sia nella stagione invernale che senza neve. La fontana serviva come abbeveratoio e per attingere l'acqua in quanto i secchi venivano posati sulle due sbarre di ferro poste sotto la canna. La fontana è riquadrata da una staccionata semisommersa dalla neve. Il pittore osserva con attenzione i mutamenti della luce sull'acqua e sulla neve. Il bozzetto è di formato ridotto poiché fu eseguito dal vero in esterno come suggerisce la spontaneità nell'esecuzione e l'uso dei colori. (Merluzzi, 1994, 92) Nelle opere degli anni venti gli impasti cromatici stesi a spatola hanno una concretezza materica, i colori sono accostati secondo le teorie divisioniste di Segantini, fatte proprie anche da Pellis. Come osserva Franca Merluzzi ciascun dipinto può essere considerato un'opera autonoma e non rimanda necessariamente a una quadro realizzato. Nonostante manchi la firma, l'attribuzione a Giuseppe Barazzutti è assolutamente certa poiché si conoscono le circostanze in cui l'opera è entrata a far parte della collezione. Il cartellino sul retro fu apposto durante una scelta di opere per mostre mai realizzate.

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BIBLIOGRAFIA

Merluzzi F., Pittori emigranti nell'impero e l'artista Giuseppe Barazzutti, in Puje Pore Nuje, Brescia 2002, n.21

Merluzzi F., Pitors a Glemone, in Glemone, Udine 2001

Merluzzi F./ Bucco G., Il gemonese Giuseppe Barazzutti veratile artista tra sacro e profano, in Ce Fastu?, Udine 1993, n.1, LXIX

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