Case rustiche e fontana a Sauris di sopra, dipinto

Oggetto
dipinto studio
Soggetto
veduta di Sauris di Sopra con fontana
Autore
Barazzutti Giuseppe (1890/ 1940)
Cronologia
1920 ca.
Misure
cm - altezza 15.4, larghezza 22.4
Codice scheda
OA_29859
Collocazione
Gemona del Friuli (UD)
Collezione privata
Iscrizioni

Cartellino sul retro: 33

In primo piano un abbeveratoio a vasca visto di profilo, dove si riflette la luce. Dietro due case in legno con tetti a scandole.

Il bozzetto fa parte di una serie di opere realizzate a Sauris negli anni 1920, 1921 e 1922 durante i soggiorni trascorsi in compagnia dell'amico pittore Giovanni Napoleone Pellis. Come scrive Franca Merluzzi (Merluzzi, 1994, 93) i due pittori erano legati da uno stretto rapporto di amicizia e condividevano l'interesse per l'ambiente montano tanto da cimentarsi spesso negli stessi soggetti e nelle stesse inquadrature. Del resto i soggiorni a Sauris, che rimaneva spesso isolata dal resto della Carnia costituivano per Barazzutti l'equivalente della Bretagna o della Polinesia per Gauguin, cioè luoghi dove sperimentare esperienze pittoriche senza il condizionamento di scuole o di correnti, a contatto con una ambiente geografico e umano, semplice e spontaneo. In ambito italiano Barazzutti assimilò attentamente la lezione di Segantini e il suo considerare la montagna anche un ideale di vita, comune non solo agli artisti ma anche ai letterati del primo Novecento. Il bozzetto mostra una fontana con abbeveratoio, "aip", che si doveva trovare a Sauris di Sopra nella conca sotto l'attuale Centro etnografico. L a fontana dipinta da Barazzutti non esiste più, ma nel luogo indicato c'è ancora traccia di un abbeveratoio. La stessa fontana con vasca fu spesso ritratta dal pittore da un punto di vista più o meno ravvicinato sia nella stagione invernale che senza neve, in questo caso è dipinta di profilo mentre nelle vedute invernali è ripresa dall'alto e dietro la spina dell'acqua. Il bozzetto è di formato ridotto poiché fu eseguito dal vero in esterno come suggerisce la spontaneità nell'esecuzione e l'uso dei colori. (Merluzzi, 1994, 92) Nelle opere degli anni venti gli impasti cromatici stesi a spatola hanno una concretezza materica. Specie sulla superficie specchiante della vasca i colori puri sono accostati secondo le teorie divisioniste di Segantini, fatte proprie anche da Pellis. Qui il colore è ricco di suggestioni espressioniste, timbri vivacissimi e dissonanti rimandano alla pittura capesarina di Gino Rossi, Umberto Moggioli, Tullio Garbari probabilmente noti attraverso la mediazione di Pellis. (Damiani, 1988, 13) Come osserva Franca Merluzzi ciascun dipinto può essere considerato un'opera autonoma e non rimanda necessariamente a una quadro realizzato. Nonostante manchi la firma, l'attribuzione a Giuseppe Barazzutti è assolutamente certa poiché si conoscono le circostanze in cui l'opera è entrata a far parte della collezione. Il dipinto è stato schedato da Franca Merluzzi in occasione della mostra Un pittore a Sauris. Giuseppe Barazzutti con il numero 1.42 nella sezione 1 Pittura. Vedute e paesaggi. Il cartellino con il n. 33 si riferisce a una scelta dei quadri operata dal Pellis nel 1954 per una mostra che non ebbe mai luogo.

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BIBLIOGRAFIA

Giuseppe Barazzutti, Giuseppe Barazzutti. La bottega d'arte, Mariano del Friuli (GO) 1994

Merluzzi F., Pittori emigranti nell'impero e l'artista Giuseppe Barazzutti, in Puje Pore Nuje, Brescia 2002, n.21

Merluzzi F., Pitors a Glemone, in Glemone, Udine 2001

Merluzzi F./ Bucco G., Il gemonese Giuseppe Barazzutti veratile artista tra sacro e profano, in Ce Fastu?, Udine 1993, n.1, LXIX

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