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sul retro: L'Interckerl dalla casera Festons/ Sauris / 26.VII - 20
Il bozzetto rappresenta il prato fiorito di fiori gialli di tarassaco e d i genziane da cui emerge il monte Interckerl fra le nubi.I colori sono espressionisti nel contrasto tra giallo e verde.
Il dipinto fa parte di una serie di opere realizzate a Sauris durante i soggiorni trascorsi in compagnia dell'amico pittore Giovanni Napoleone Pellis ed è datato al 26 giugno 1920. Come scrive Franca Merluzzi, i due pittori erano legati da uno stretto rapporto di amicizia e condividevano l'interesse per l'ambiente montano tanto da cimentarsi spesso negli stessi soggetti e nelle stesse inquadrature (Merluzzi, 1994, 93, 97). Barazzutti e Pellis si isolavano a Sauris e per conto di Michele Gortani effettuavano ricerche di oggetti etnografici, maschere e mobili per il costituendo Museo di Arti e tradizioni popolari di Tolmezzo. Del resto i soggiorni a Sauris, che rimaneva spesso isolata dal resto della Carnia costituivano per Barazzutti l'equivalente della Bretagna o della Polinesia per Gaugu in, cioè luoghi dove sperimentare esperienze pittoriche senza il condizionamento di scuole o di correnti, a contatto con una ambiente geografico e umano, semplice e spontaneo. Di solito le opere dipinte a Sauris presentano paesaggi e vedute invernali, il bozzetto fa parte invece di una serie di tre raffiguranti la casera Festons e sono ambientati nella stagione primaverile ed estiva. Giustamente sono datati al 1920 cioè a uno dei primi soggiorni a Sauris, quando si datano una serie di fotografie che ritraggono Barazzutti e Pellis a caccia di ispirazione nelle malghe intorno al paese (Brunello, 1988, 38). Il bozzetto rappresenta il prato fiorito di fiori gialli di tarassaco, da cui emerge il monte Interckerl fra le nubi. La casera Festons si trova a nord di Sauris sulla strada che porta a Casera Rioda, oggetto di alcun i quadri di Pellis. La luce e il colore limpido e terso mostrano come Barazzutti abbia fatto proprio il divisionismo di Segantini " grazie a materiche pennellate di colori complementari tra loro accostati che, nell'insieme, ricostruiscono i volumi e suggeriscono la profondità prospettica della veduta" (Cargnelutti, 1994, 42). Franca Merluzzi accentua giustamente le analogie con l'opera di Pellis osservando gli impasti cromatici stesi a spatola e i colori puri accostati secondo le teorie divisioniste. Il dipinto secondo Raffaella Cargnelutti mostra il passaggio dalla pittura ancora di gusto Impressionista all'Espressionismo, evidente nelle scelte cromatiche dissonanti. Scrive la studiosa " il giallo acceso dei fiori posti in primo piano, ricorda, per la corposità materica della trama pittorica utilizzata, una istintività segnica di vangoghiana memoria, che viene esaltata dalle bianche pennellate dello sfondo, dove i profili dei monti e l'azzurro del cielo si mescolando in una sintetica ed emotiva rappresentazione" (Cargnelutti, 1994, 38-39). Come osserva Franca Merluzzi ciascun dipinto può essere considerato un'opera autonoma e non rimanda necessariamente a una quadro realizzato (Merluzzi, 1994, 92). Lo studio è di formato ridotto poiché fu eseguito dal vero in esterno come suggerisce la spontaneità nell'esecuzione, particolarmente efficace nella schematizzazione dei fiori, e l'uso dei colori (Merluzzi, 1994, 92). Il dipinto è stato schedato da Franca Merluzzi in occasione della mostra Un pittore a Sauris. Giuseppe Barazzutti (1890-1940) con il numero 1.1 nella sezione 1 Pittura. Vedute e paesaggi.
Giuseppe Barazzutti, Giuseppe Barazzutti. La bottega d'arte, Mariano del Friuli (GO) 1994
Merluzzi F., Pittori emigranti nell'impero e l'artista Giuseppe Barazzutti, in Puje Pore Nuje, Brescia 2002, n.21
Merluzzi F., Pitors a Glemone, in Glemone, Udine 2001
Merluzzi F./ Bucco G., Il gemonese Giuseppe Barazzutti veratile artista tra sacro e profano, in Ce Fastu?, Udine 1993, n.1, LXIX