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su un cartellino sul retro: 17
Si rappresenta l'interno dell'osteria Al Bivera con l'angolo del focolare. Ai lati, lungo le finestre si dispongono gli avventori mentre il focolare è rappresentato al centro del dipinto.
Il dipinto fa parte di una serie di opere realizzate a Sauris negli anni 1920, 1921 e 1922 durante i soggiorni trascorsi in compagnia dell'amico pittore Giovanni Napoleone Pellis. Come scrive Franca Merluzzi (1994, 93) i due pittori erano legati da uno stretto rapporto di amicizia e condividevano l'interesse per l'ambiente montano tanto da cimentarsi spesso negli stessi soggetti e nelle stesse inquadrature. Prevalgono i paesaggi innevati invernali quando Barazzutti e Pellis si isolavano a Sauris e per conto di Michele Gortani effettuavano ricerche di oggetti etnografici, maschere e mobili per il costituendo Museo di Arti e tradizioni popolari di Tolmezzo. I soggiorni a Sauris, che rimaneva spesso isolata dal resto della Carnia costituivano per Barazzutti l'equivalente della Bretagna o della Polinesia per Gauguin, cioè luoghi dove sperimentare esperienze pittoriche senza il condizionamento di scuole o di correnti, a contatto con una ambiente geografico e umano, semplice e spontaneo. Il bozzetto rappresenta l'interno dell'Osteria Al Bivera, già oggetto di un disegno e servì come bozzetto preparatorio al quadro "Pomeriggio festivo". Mentre il disegno rappresenta l'angolo con il secchiaio, il bozzetto ritrae gli avventori intorno al focolare posto su un piccolo rialzo. Gli avventori sono disposti sulle panche intorno addossate all'angolo. La figura sulla destra ricorda quella del lettore, identificato con Pellis e presente nel disegno. Sopra il fuoco pende la catena mobile su cui appendere le pentole. Il focolare rispecchia fedelmente i focolari carnici, privi di cappa e in cui il fumo si incanalava attraverso una gola posta sul soffitto entro una canna fumaria. (Rizzi, 1998, 258) Il bozzetto rispecchia la disposizione del quadro, anche se la figura del vecchio presso il fuoco risulta qui spostata sulla sinistra. Gli impasti cromatici stesi a spatola hanno una concretezza materica, i colori puri sono accostati secondo le teorie divisioniste di Segantini, fatte proprie anche da Pellis. (Merluzzi, 1994, 92) Nel bozzetto schedato col ore è ricco di suggestioni espressioniste, timbri vivacissimi e dissonanti sono accostati con contorni blu che rimandano alla pittura capesarina di Gino Rossi, Umberto Moggioli, Tullio Garbari probabilmente noti attraverso la mediazione di Pellis (Damiani, 1988, 13) Franca Merluzzi osserva come il bozzetto schedato sia uno dei pochi che abbia una stretta relazione con il quadro di notevoli dimensioni esposto a Udine nel 1926. (Merluzzi, 1994, 92). Nonostante manchi la firma, l'attribuzione a Giuseppe Barazzutti è assolutamente certa poiché si conoscono le circostanze in cui l'opera è entrata a far parte della collezione. Il dipinto è stato schedato da Franca Merluzzi in occasione della mostra Un pittore a Sauris. Giuseppe Barazzutti (1890-1940) con il numero 1.61 nella sezione 1 Pittura. Vedute e paesaggi. Il cartellino con il numero 17 posto sul retro si riferisce a una scelta di dipinti operata da Pellis per una mostra di Giuseppe Barazzutti, che non ebbe mai luogo.
Giuseppe Barazzutti, Giuseppe Barazzutti. La bottega d'arte, Mariano del Friuli (GO) 1994
Giuseppe Barazzutti, Giuseppe Barazzutti. La bottega d'arte, Mariano del Friuli (GO) 1994
Merluzzi F./ Bucco G., Il gemonese Giuseppe Barazzutti veratile artista tra sacro e profano, in Ce Fastu?, Udine 1993, n.1, LXIX
Merluzzi F., Pittori emigranti nell'impero e l'artista Giuseppe Barazzutti, in Puje Pore Nuje, Brescia 2002, n.21
Merluzzi F., Pitors a Glemone, in Glemone, Udine 2001