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in alto a destra: Capogrossi
La tela, firmata dall'artista, è databile tra il 1941 e il 1943 circa (Bergamini 1998 la data al 1941, mentre di recente Capogrossi e Morelli 2012 l'hanno posta tra il 1942-1943). Appartiene al periodo figurativo di Capogrossi che, come è noto, nel 1950 cambiò radicalmente il proprio modo di dipingere, abbandonando il figurativo e approdando a un rigoroso e personale astrattismo, caratterizzato da una unica forma-segno che coniugandosi in infinite variazioni arriva a costruire lo spazio del quadro, rappresentazione simbolica di una interiore organizzazione spaziale. Il dipinto di Udine è caratterizzato da un'accesa tavolozza cromatica, giocata sui toni del rosso, viola, giallo blu, verde, che è un elemento presente nella produzione degli anni Quaranta. Inoltre la pennellata spessa, densa che costruisce le forme e definisce le diverse campiture cromatiche è memore della lezione di Cézanne. Il dipinto di collezione Astaldi fa parte della serie delle Ballerine, ed è assai affine sotto il profilo stilistico e tipologico, oltre che per il soggetto raffigurato, ad altre due opere di collezione privata, entrambe databili al 1943 ca, intitolate l'una Ballerina che riposa e l'altra Ballerina distesa (cfr. Capogrossi - Morelli 2012, p. 239, nn. 135-136 ill.).
Capogrossi G./ Morelli F. R., Giuseppe Capogrossi Catalogo ragionato Tomo primo 1920-1949, Milano 2012
Rosazza Ferraris P./ Camerlingo Pittorino R., Capogrossi I segni del secolo, Torino 1999
Bergamini G./ Reale I., La Collezione Astaldi Capolavori italiani del Novecento, Milano 1998
Bergamini G., Da de Chirico a Morandi Capolavori del Novecento dalla collezione Astaldi e dalla Galleria d'arte Moderna di Udine, Milano 1994
Bentivoglio M., La Collezione Astaldi, Roma 1971