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in basso al centro: Gentilini 63
Gentilini nel 1953 tenne una personale a Parigi e in quell'occasione conobbe Henri Michaud e Jean Dubuffet. La conoscenza di questi due artisti fu molto importante per il tipo di pittura che da quel momento l'artista portò avanti. Egli infatti iniziò ad usare materiali come sabbia e colla, ottenendo superfici simili ad affreschi. La sua pittura inoltre si allontanò sempre più dal reale, alla ricerca di immagini fantastiche e surreali che dovevano creare, con particolari tagli prospettici, un sottile spaesamento. Il dipinto in esame, firmato dall'artista e datato 1963, è un bell'esempio di questa nuova produzione di Gentilini. Eseguito ad olio su tela sabbiata ed improntato ad una geometrizzazione delle forme di sapore quasi infantile, alla Paul Klee, raffigura un'architettura con pinnacoli e guglie, assai simile ad una antica cattedrale, con accanto una figura femminile rigida come un manichino e una bandiera che sventola in cielo. Segnalo un'opera dell'artista che è molto affine sotto il profilo stilistico, tipologico e compositivo alla tela di Udine, oltre ad avere la stessa tecnica:si tratta di San Fermo del 1962 (cfr. N. Micieli - E. Guastalla - L. Guastalla 2003).
Bergamini G./ Reale I., La Collezione Astaldi Capolavori italiani del Novecento, Milano 1998
Bentivoglio M., La Collezione Astaldi, Roma 1971
Rizzi P., Franco Gentilini 569 Mostra del Cavallino, Venezia 1963
Micieli N./ Guastalla E./ Guastalla L., Franco Gentilini Dipinti, tempere, disegni, sculture, litografie e incisioni 1927-1981, Livorno 2003